lunedì 21 novembre 2005

"Il castello errante di Howl" di Hayao Miyazaki


Trama: la diciottenne Sophie lavora nel negozio di cappelli di famiglia. Un giorno in città incontra per caso il Mago Howl di cui tutti parlano per la sua straordinaria bellezza e per il suo curioso castello semovente. La Strega delle Lande Desolate, che era all’inseguimento di Howl, quando vede i due giovani insieme lancia una maledizione all’ignara Sophie scambiata per una complice del Mago. La ragazza si ritrova così invecchiata di colpo e per riuscire a sciogliere l’incantesimo si mette alla ricerca di qualcuno che possa aiutarla a riappropriarsi della sua vera età. Durante il cammino si imbatte nel castello errante di Howl dal quale si fa assumere come donna delle pulizie.

“Il castello errante di Howl” è una summa di tutti i temi trattati finora da Miyazaki nei suoi film: la guerra, il male da combattere contro forze oscure e sconosciute; il tema del volo come simbolo della “fuga dalla realtà”; ambientazione non ben definita ma comunque di stampo europeo (da vedere per questo particolare anche “Kiki’s delivery service”); epoca in cui si svolge la storia intorno ai primi del Novecento anche se molti elementi fanno pensare ad una contaminazione con altre epoche; una giovane protagonista che deve affrontare le difficoltà della vita e prova per la prima volta amore verso un compagno.

Da notare che Miyazaki si rivolge ad un pubblico di età giovanile e molto spesso femminile in Giappone, ecco perché i protagonisti dei sui film sono quasi sempre giovani che affrontano la vita; le sue opere si possono vedere anche sotto l’ottica del film di formazione.

In Italia invece il pubblico presente in sala non era per niente giovane, bambini presenti: due. E non so quanto avranno capito del film, soprattutto per il finale, che nei film di Miyazaki deve essere sempre interpretato analizzando anche elementi un po’ oscuri e significati nascosti.

Ecco perché mi ostino a dire che il cinema d’animazione NON è solo per bambini.

Spicca ancora la bravura di Miyazaki, la minuzia di particolari nei disegni, i movimenti fluidi e assolutamente perfetti dei personaggi, i vestiti e i capelli che si muovono al vento, le lacrime della mamma di Sophie che rigano il suo volto, i colori vivi, la psicologia dei personaggi molto approfondita anche per i personaggi secondari come ad esempio Calcifer, la splendida colonna sonora firmata da Joe Hisaishi e molto altro ancora. Bellissimo, stupendo!

Ci sono però alcuni passaggi non chiari nella storia, pecca che ho riscontrato anche in altri film di Miyazaki, e mi riferisco ad esempio alla sequenza in cui la mamma (vera o presunta) di Sophie si reca dalla giovane, le parla supplicandola e se ne va in carrozza come se niente fosse, questo passaggio è poco chiaro anche perché la madre di Sophie sparisce per tutto il resto della storia; o ancora il finale un po’ troppo affrettato in cui mi sarebbe piaciuto avere qualche informazione in più sulla storia dello spaventapasseri.

Ma con i film di Miyazaki non bisogna farsi troppe domande, anche perché questi piccoli “errori” sono pienamente ricompensati da tutte le emozioni che questo regista è in grado di farci provare con dei semplici personaggi disegnati su un pezzo di carta.

E’ un capolavoro da vedere assolutamente “senza fallo”!

9½/10

P. S.: non notate una certa somiglianza…?


Hayao Miyazaki e il cagnetto Heene.


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