mercoledì 30 novembre 2005

"La sposa cadavere" di Mike Johnson e Tim Burton


Trama: XIX secolo. Victor sta per sposare la fidanzata Victoria, ma imbranato quale è non riesce a ricordarsi il rito nuziale che deve recitare da lì a poche ore. Disperato si allontana dal paese e finisce per perdersi in un lugubre bosco. Sarà lì che risveglierà per sbaglio il cadavere di una giovane sposa assassinata anni prima.

Mike Johnson e socio (per pareggiare la fama non cito Burton ché è già fin troppo riconosciuto, mentre Johnson non lo caga nessuno…) hanno impiegato dieci anni per finire questo film d’animazione completamente girato in stop motion, la stessa tecnica utilizzata anni fa per girare “The nightmare before Christmas” uscito nel 1993. Facendo qualche calcolo… i due registi praticamente si sono fermati un paio d’anni per riprendere fiato e nel 1995 hanno subito ricominciato le riprese per “La sposa cadavere”.

Anche in questo lungometraggio il tema della morte in conflitto con il mondo dei vivi è presente (che Tim Burton stia preparando una trilogia…?), qui però la storia prende spunto da una leggenda ebraica ed è tutta giocata sui contrasti: tanto più il mondo dei morti è vivo e colorato, tanto più quello dei vivi è triste, oscuro nel quale prevale il blu (non a caso in inglese “blue” significa “tristezza”); la differenza tra i due mondi salta maggiormente agli occhi nella sequenza del balletto degli scheletri, mentre in superficie piove a dirotto e la città è sempre oppressa da un’atmosfera lugubre.

Le stesse protagoniste femminili, Victoria ed Emily la sposa cadavere, sono l’una l’opposto dell’altra: Victoria vaga nella sua spoglia dimora (nella quale l’unico accenno di vita è un fiore ormai appassito) col colorito smunto e infilata in abiti castigati tutt’altro che sensuali; Emily passeggia provocante mettendo bene in vista le labbra carnose e gli occhioni dalle lunghe ciglia.

Chi fa da tramite tra i due mondi è Victor, che cerca in tutti i modi di ritornare dall’amata Victoria (i nomi stessi fanno già presagire come si concluderà la storia: “Victor-Victoria”), a lui è associata la figura del pomposo lord che cerca di rubargli la scena.

I genitori dei due futuri sposini sono invece collegati dalla silhouette grassa (la madre di Victor e il padre di Victoria) e magra (il padre di Victor e la madre di Victoria).

Odio i ragni, ma la “vedova nera” amica di Emily era veramente carina, con le sue movenze civettuole da gattina.

Varie le citazioni, da “Via col vento” a Joyce, fino alla “Antologia di Spoon River”.

Il doppiaggio italiano una volta tanto sembra essere fatto come si deve, non mi è però piaciuta la voce con accento romanesco affibbiata allo scheletro canterino.

9/10

P. S.: avete notato che le sembianze dei pupazzi sono esattamente ricalcate su quelle degli attori che gli hanno dato la voce, e che nei titoli di coda i doppiatori originali (da Johnny Depp fino a Emily Watson) sono citati come veri e propri interpreti del film

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