sabato 26 novembre 2005

"Storia di Piera" di Marco Ferreri

Trama: il film prende spunto dalla storia autobiografica della attrice Piera Degli Esposti, che poco più che bambina si trovò costretta ad accudire la madre affetta da crisi isteriche e ninfomania. Questo loro rapporto di amore-odio durante la crescita di Piera si trasforma in un sentimento che va oltre al semplice affetto tra madre e figlia.

Non credete che la visione di questo film sia così facile come leggere la trama che ho riportato qui sopra. Il film non segue un filo logico, se non quello della crescita della protagonista dal 1939 agli anni ’80.

Della situazione famigliare di Piera si intuisce soltanto che entrambi i genitori sono affetti da disturbi psichici, in particolar modo la madre che, nonostante l’elettroshock a cui venne sottoposta come estremo rimedio al degrado in cui precipitava la sua personalità, cercò sempre di attirare la figlia nel circolo vizioso in cui era caduta, fino alla totale accettazione di Piera a seguire la madre nelle sue escursioni notturne in cerca di avventure; c’è un fratello che appare e scompare a piacimento del regista durante il corso del film, così come i molti personaggi secondari che ad ogni sequenza vengono dimenticati per essere sostituiti da altri.

Non viene spiegato in modo chiaro il vero legame che unisce Piera ai genitori, con i quali sembra avere un rapporto incestuoso; si può solo intuire il motivo del ricovero in ospedale di Piera e quello dell’amicizia che la lega ad una ragazza; non viene mostrato il percorso artistico di Piera fino alla sua affermazione di attrice, cosa che è dura da intendere fra le righe se non si ha almeno una minima idea di chi rappresenti in realtà la protagonista, cioè l’attrice Degli Esposti.

Al termine del film la stessa Piera si rivela essere come la madre, mentre fino a quel momento sembrava essere l’unica ad avere un po’ di “sale in zucca”, ma i dialoghi senza senso, soprattutto quelli con il padre, già presagivano qualcosa.

Ma l’apoteosi del nonsense si ha con l’arrivo in scena di Loredana Berté.

Qual è lo scopo del film? Forse far perdere tempo allo spettatore.

Aspetto di leggere il libro da cui è tratto questo film per farmi un’idea un po’ più accettabile.

N. C.

P. S.: Va bene che il film è del 1983, ma dovevano proprio farlo uscire nelle sale con quella orribile locandina?
Se il film è l’apoteosi del nonsense, la locandina lo è del trash!

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