venerdì 9 dicembre 2005

"La niña santa" di Lucrecia Martel


Trama: Amalia vive con la sua famiglia nell’Hotel Termas gestito dalla madre; ogni pomeriggio frequenta un circolo parrocchiale con le amiche in cui si discute di religione e vocazione. Durante uno di questi incontri Amalia decide che deve redimere il Dottor Jano, un medico ospite dell’albergo.

Durante tutta la pellicola l’atmosfera è opprimente, buia, i personaggi si muovono sempre tra le solite quattro mura e quando escono all’aperto non si riesce a vedere nulla dell’ambiente circostante, come nella sequenza in cui tutti gli ospiti dell’albergo si fermano ad ascoltare il suonatore di strada, sembrano essere in una via circoscritta, chiusa in se stessa, che non ha via d’uscita, i corpi uno vicino all’altro non lasciano intravedere nulla al di fuori del cerchio che hanno creato; oppure nella sequenza in cui Amalia e le due amiche si perdono in un bosco spaventate, urlando senza motivo, correndo a destra e a manca non trovando un’uscita da quella specie di incubo.

Il film è quindi per la maggior parte girato nell’albergo, in cui spiamo la vita della piccola comunità che si è andata a creare intorno ad esso. Nelle stanze, con quella orribile carta da parati, quei colori cupi, quel marrone che domina da ogni parte, sembra che la macchina da presa entri per spiare e non per seguire le storie dei personaggi, personaggi che a volte sembrano aver allacciato rapporti ambigui fra di loro, una coppia su tutti è quella formata dalla madre di Amalia e suo fratello che dividono la stessa stanza da letto e si guardano, si toccano, in un modo che ha ben poco del sentimento fraterno.

La stessa Amalia ha per amica la coetanea Josefina con la quale non sembra avere, nonostante tutte le buone parole spese al circolo parrocchiale, una classica amicizia.

Anche Josefina si allontana dalla bigotta educazione datale dalla famiglia e finisce immancabilmente a letto con un amico, della cui identità ho capito poco o niente così come della povera nonna di cui si parla sempre ma non si vede mai e al suo posto nel letto ci finiscono sempre Josefina e l’amico.

Amalia però, ligia ai suoi doveri di “santarellina”, decide di aiutare il Dottor Jano a redimersi.

Il Dottor Jano ha però nei confronti della giovane attenzioni non troppo paterne, nonostante allo stesso tempo accetti la corte sfrontata della madre di Amalia.

Il finale, così come tutti i personaggi presentati nel corso del film, è anch’esso ambiguo e rimane aperto, irrisolto. Come irrisolti lo sono tutt’ora i miei dubbi riguardo questa pellicola.

6/10?

(non sono ancora sicura del voto, troppi dubbi e storia irrisolta)


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