domenica 4 dicembre 2005

"Steamboy" di Katsuhiro Ôtomo


Trama: Inghilterra, fine Ottocento. Il giovane Ray riceve dal nonno scienziato Lloyd una misteriosa sfera di metallo. Il ragazzo, ignaro del vero utilizzo di questo oggetto, viene coinvolto in una serie di incredibili avventure e perseguitato da dei loschi figuri che se ne vogliono impossessare.

I fans di Ôtomo aspettavano dal 1988 un suo nuovo lungometraggio. Beh, dopo quasi vent’anni d’attesa, tutto quello che Ôtomo è riuscito a produrre è solamente un’accozzaglia di inseguimenti al limite dell’impossibile che faranno la gioia di tutti gli amanti degli effetti speciali e soprattutto delle americanate; dialoghi poco comprensibili; personaggi non ben delineati caratterialmente; disegni superficiali e una storia davvero noiosa. E poi, scusate, i bambini hanno tutti la stessa faccia! L’unica cosa che li distingue è che le femmine sarebbero i maschi con l’aggiunta di capelli lunghi.

“Pazzesco! Entusiasmante! Tecnicamente perfetto!” è uno dei tanti commenti che ho letto scritti da vari spettatori dopo la visione del film, commenti che non appoggio assolutamente; tutti tendono a paragonare Ôtomo a Miyazaki, io quando ho visto per la prima volta “Steamboy” ho cercato di analizzarlo senza farmi condizionare da altri film d’animazione che avevo visto in precedenza, anzi, mi sono avvicinata a questo film con la curiosità di scoprire un nuovo regista di cui non sapevo assolutamente nulla.

Purtroppo ne sono rimasta talmente delusa che per arrivare alla fine c’è voluta una settimana: ho visto il film interrompendo per ben tre volte il dvd.

E mi sono anche addormentata.

4/10

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