lunedì 23 gennaio 2006

"Le due inglesi" di François Truffaut



Tratto dal secondo (e forse ultimo) romanzo scritto da Henri-Pierre Roché, Truffaut ne ricava una sorta di seguito parallelo a “Jules e Jim”, dove però i ruoli sono ribaltati e per tutta la durata del film sono due donne (sorelle) a rincorrere lo stesso uomo.
Il francese Claude inizialmente tentenna facendo credere alla più anziana delle sorelle di avere sani e ferrei principi che non gli permettono di concedere le sue grazie alla prima venuta.
Ma poi capitola per accettare l’invito di Anne a passare un po’ di tempo nella sua inglese patria, lì Claude conoscerà anche l’altra sorella, Muriel, che, affetta da un non ben specificato disturbo agli occhi, se ne sta rintanata in casa facendosi odiosamente desiderare.
Il film, diviso dall’uso di iridi che ne oscurano lo schermo segnando così la fine di ogni sequenza ritenuta importante per lo svolgimento successivo della vicenda, risulta essere eccessivamente lento nella prima parte, lentezza che è da associare alla voce fuori campo (dello stesso Truffaut) che con tono aggressivo narra e condensa, in poche brutali battute, giorni e mesi di accadimenti.
Il tono usato da Truffaut non risolleva comunque il torpore in cui ero caduta durante la visione…
Più interessante la seconda parte, in cui Muriel e Claude vengono costretti a separarsi per volere delle rispettive famiglie. La lontananza dà il via a un turbinio di relazioni nascoste (Anne incontra a Parigi per puro caso Claude e dopo averlo abbandonato si dà al primo che passa), scambi, missive amorose, confessioni, ecc…
Secondo me inspiegabile la decisione di Claude di pubblicare una lettera inviatagli da Muriel, in cui gli rivela il suo appassionato amore per… sì, insomma, la masturbazione.
Ecco forse spiegato il motivo della sua cecità, eheheheh…
Rispetto a “Jules e Jim” questo film risulta essere più crudo in fatto di sentimenti e scene di sesso tra i protagonisti, sarà che dal primo lungometraggio sono passati dieci anni, ma in “Le due inglesi” Truffaut mostra anche il lato carnale e fisico delle relazioni amorose tra Claude, Anne e Muriel (ad esempio l’inequivocabile conferma della perdita della verginità di Muriel viene chiaramente mostrata, idem per le pulsioni sessuali della stessa che vengono sbandierate ai quattro venti), così come i dialoghi tra i protagonisti che vertono su questi argomenti sono molto duri e senza scrupoli.
Non troppo curati i costumi e le scenografie (Muriel indossa dei ridicoli occhiali chiaramente comprati ad un mercatino di “figli dei fiori”), pessima caratteristica riscontrata anche nella maggior parte dei film in costume di questo periodo.
I finali diretti da Truffaut mi lasciano sempre l’amaro in bocca: così come in “Jules e Jim”, le immagini scorrono via con indifferenza, mentre una voce fuori campo (in questo caso di Claude e non di un narratore onnisciente) butta lì allo spettatore qualche parola per chiudere il film.
Ed è sempre l’uomo a rimanere solo, avvolto da una tristezza che non lo abbandona nemmeno quando si volta e si allontana dalla scena.

7/10

P. S.: questo scritto non prevedeva inizialmente un confronto tra “Le due inglesi” e “Jules e Jim”, dato che avevo assistito alla proiezione del primo film molto tempo fa e ho visto “Jules e Jim” solo settimana scorsa.
Ho poi deciso di rivisitare e correggere quanto ho scritto su “Le due inglesi”, ampliandone così la critica.

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