giovedì 19 gennaio 2006

"Una lunga domenica di passioni" di Sébastien Japrisot


Trama: Prima Guerra Mondiale, 1917. Cinque soldati francesi, colpevoli di essersi feriti da soli per poter abbandonare per sempre il fronte, stanno per essere abbandonati a loro stessi nella striscia di terreno che divide la trincea francese da quella tedesca. Il destino sceglierà per loro.
Due anni dopo, Mathilde, la fidanzata di Manech, uno dei cinque soldati, si mette alla ricerca del suo promesso sposo sicura di trovarlo ancora vivo.

Il titolo originale del romanzo di Japrisot non è esattamente tradotto in italiano, infatti la corretta traduzione sarebbe “Una lunga domenica di fidanzamento”.
Il titolo tradotto in questo modo avrebbe subito catapultato il lettore nella giusta ottica in cui si dovrebbe leggere il libro: Manech e Mathilde sono ben lontani dal passare una lunga domenica di passioni, perché la domenica del titolo è l’ultima che ha visto in vita Manech sul fronte prima che le sue tracce fossero perse per sempre; i due giovani sono prima di tutto due innamorati prossimi al matrimonio, la situazione in cui si trovano entrambi in quella domenica del 1917 è quindi quella di due promessi sposi che si trovano a dover prolungare il loro fidanzamento per sempre essendo rimasti in una situazione di stallo della quale non si riesce a trovare, apparentemente, una soluzione.
Mathilde, fedele al suo innamorato, invece di rassegnarsi e cercarsi un nuovo fidanzato, inizia nel 1919 una lunga ricerca per riuscire a carpire qualche informazione che le assicuri la validità di quello che in cuor suo sa essere vero: Manech è vivo, bisogna solo cercarlo.
La ricerca è minuziosamente testimoniata dalle lettere che Mathilde riceve e che spedisce a sua volta, dai colloqui con reduci di guerra, dai risultati che il suo investigatore privato riesce a raccattare durante le sue “spedizioni”.
Alla storia di Mathilde e Manech, si intrecciano quelle degli altri quattro soldati che erano in compagnia del giovane sul fronte, quelle dei loro famigliari e quelle di altri soldati che in quella domenica del 1917 si trovavano nella stessa trincea, testimoni della tragedia che ha colpito quei cinque che volevano solo che quella carneficina finisse immediatamente.
Data la mia poca dimestichezza con i nomi francesi, ho fatto non poca confusione durante la lettura del romanzo per ricordarmi tutti i cognomi e ad associare di conseguenza una storia ad ognuno.
Abbastanza noiosa la parte centrale del libro, troppe lettere, troppi personaggi che si accavallano l’uno sull’altro; avrei preferito seguire più da vicino la situazione in cui si trova Mathilde, dato che di lei si sa poco se non per informazioni nascoste in quell’interminabile carteggio; molto toccante invece l’ultima parte in cui Mathilde riesce finalmente, dopo sette anni di attesa, a districare i fili che la separano dalla verità.
Non mi sorprende che Jeunet abbia tratto un film da questo libro, la figura di Mathilde è molto simile a quella di Amélie (da “Il favoloso mondo di Amélie”) per la stessa felicità con cui affronta la vita nonostante sia sola, e alcuni passaggi del romanzo e lo stile di scrittura mi hanno fatto molto ricordare il precedente film di Jeunet.

7/10

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