venerdì 3 febbraio 2006

"Una donna a Berlino" di autrice anonima

Ho iniziato spavalda a leggere questo romanzo, senza rendermi conto che dopo le prime cinquanta pagine la lettura si fa troppo drammatica per essere presa alla leggera.
La fame, le bombe che fischiano sopra la testa e che cadendo lontano incendiano di bagliori rossi il cielo, il freddo, l’astio verso chiunque cerchi di rubare il cibo dalla bocca altrui e cosa peggiore lo stupro; questo e altro è raccontato nel diario di una donna rimasta sola in una città semi deserta.
Il raccontare le violenze subite dall’autrice ad opera di alcuni soldati russi, è il motivo per cui questo romanzo per anni non è stato rivalutato adeguatamente, perché visto come un documento da nascondere carico di troppe verità.
L’autrice osserva sempre con distacco la gente che la circonda, così come sé stessa, analizzando tutto quello che succede con occhio critico. Ed è questo atteggiamento che non la farà cadere nella disperazione, trovando sempre qualcosa di “positivo” in quello che di più atroce è costretta a subire.
Mi ha comunque stupito la facilità con cui intraprende relazioni sessuali con alcuni dei soldati russi, ovviamente in cambio di cibo e protezione, ma lo fa in modo così naturale che mi ha lasciata perplessa.
La stessa libertà la si ritrova nel suo stile di scrittura, scorrevole e veloce, dove ogni aspetto della sua vita e di ciò che la circonda è raccontato con semplicità e (quasi) noncuranza; l’autrice utilizza lo stesso tono per raccontare del funerale di una giovane ragazza seppellita in un armadietto che fino a pochi giorni prima era utilizzato per riporre le scope, sia per raccontare dei discorsi faceti origliati in fila dal macellaio. E la stessa freddezza la si ritrova nell’assenza di paura per un’eventuale gravidanza, annunciata fra le righe e presa poco in considerazione.
Questo non è comunque un semplice diario, è un’altra testimonianza diretta degli orrori di guerra che si va ad aggiungere alle tante altre accumulate in questi anni.

9/10

P. S.: schiacciato tra due pagine del libro ho trovato un povero moscerino. Sono queste le sorprese che ti riserva un libro preso in prestito e passato di mano in mano attraverso la biblioteca.
Ma chissà di quale “epoca” era quel moscerino…

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