mercoledì 26 luglio 2006

"Gioco di donna" di John Duigan (2004)

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C’è di tutto in questo film: la classica storia d’amore che sfocia in un ménage à trois, la Seconda Guerra Mondiale, la Parigi trasgressiva degli anni ’30, le crocerossine, gli antinazisti, i sadomaso, eccetera, eccetera, eccetera.
Niente di nuovo, quindi.
Montaggio incerto, colonna sonora un po’ scadente, personaggi troppo carichi di emozioni che sfuggono al controllo dei tre interpreti principali, che non riescono a delineare al meglio le ricche psicologie a loro affibbiate; troppi i cambi di scena e veramente troppi avvenimenti narrati per un film di due ore: si rischia a volte di perdere il filo del discorso e ti chiedi se i protagonisti si trovano ancora in Francia, in Inghilterra o chissà dove.
Il rapporto lesbico tra Gilda e la spagnola Mia (rispettivamente interpretate da Charlize Theron e Penélope Cruz) è sulla falsa riga di quello tra la scrittrice Anaïs Nin e June Miller ne “Henry e June”; la fuga iniziale di Gilda dal dormitorio di Guy (il maschio del trio che passa pressoché inosservato) è un omaggio mal riuscito a “Jules e Jim” di Truffaut; il personaggio di Mia è troppo simile alla pittrice Frida Kahlo: fiori nei capelli, gambetta zoppicante. Però forse nessuno ha detto al regista che la Kahlo era messicana e non spagnola…
Il film poteva benissimo finire a metà, ché nel proseguire esaurisce pure le torbide scene di sesso e ci si annoia per altri inutili sessanta minuti.

6/10

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