domenica 27 agosto 2006

"Camp attack" di Larry Lisca

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I sognatori approdano alla loro seconda pubblicazione, abbandonando (per il momento?) le atmosfere cupe delle indagini di River Crane e accostandosi ad un genere completamente diverso, alla Stefano Benni (ammetto però di non aver mai letto un libro benniano).

Leggendo il libro di Larry Lisca, ho avuto da subito l’impressione di assistere a una lunga carrellata di tipi (non)umani, una lista che viviseziona con occhio divertito e critico, al tempo stesso, le diverse tipologie umanoidi che infestano i campeggi di tutt’Italia.
Tengo a precisare che non ho mai frequentato campeggi, ma dopo aver letto questo libro mi sono fatta un’idea abbastanza inquietante di questi luoghi di villeggiatura: invasi dai turisti analizzati da Lisca, ormai sono paragonabili a delle piccole botteghe degli orrori dai quali si rischia di non uscirne vivi.
Anche il titolo e la copertina del libro mi hanno subito spinto verso quest’idea, dove una personcina assorta nella lettura di un libro (la cui categoria di “lettore” è oggetto nel testo), sembra stia per essere assalita alle spalle da quella moltitudine di esseri mostruosi pronti, all’attacco, per risucchiargli anche l’ultimo barlume di umanità che il campeggiatore-lettore, e ognuno di noi, porta con sé prima di varcare la soglia del campeggio, ed essere inglobato nel magma della mediocrità, fatto di adolescenti assuefatti dalla tv che dei libri “ne hanno solo sentito parlare”, donne e uomini fin troppo maturi che hanno però il cervello come gli adolescenti di cui sopra, gli onnipresenti maleducati, e così via.
Tante tipologie di campeggiatori che si possono trovare anche finite le vacanze, quando si ritorna in città, ma viste assiepate in un unico ambiente ristretto fanno ancora più paura.
L’unico che sembra non badarci troppo è il “lettore” che, riparato da quell’enorme libro a mo’ di scudo, fa sì che il libro di Lisca non termini senza una sorta di lieto fine dove, abbandonato per un attimo il tono umoristico e spietato, trova maggiore spazio la delicatezza dei toni, nel tratteggiare poeticamente le caratteristiche di questo essere umano.
Se pensate però di avvicinarvi alla lettura di “Camp attack” e trovarvi l’umorismo spicciolo da cabaret (che ha sconfinato anche in libreria con tutti i librucoli dei comici), allora cambiate genere: Larry Lisca combina un’ironia cinica, sostenuta dagli azzeccatissimi disegni di Francesca Santamaria (già autrice della copertina de “L’orologio di cenere” di Aldo Moscatelli), a una sottile e dura critica alla società odierna, celata dietro quelle analisi che hanno sì il compito di divertire il lettore (e molto!) - perché, come già detto, immune da tutti quegli orrori che vede con distacco - ma che lo portano poi a riflettere.
E alla fine non sai se ridere o “piangere”.

Trova di nuovo spazio alla fine del volume l’intervista all’autore, come sempre interessante e utile per capire, nel giro di poche e semplici domande, l’animo dell’autore, al di là di tutte quelle informazioni inutili che i giornalisti si ostinano a voler sapere quando intervistano uno scrittore.

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