domenica 13 agosto 2006

"Viaggi di Gulliver in vari paesi lontani del mondo" di Jonathan Swift

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Inizio col dire che non è un romanzo per bambini, ma bensì una critica senza pietà verso la società dell’epoca, che sottolinea inoltre (soprattutto con l’ultima parte del libro, quella in cui Gulliver è ospite degli equini Yuyhnhnm) come dovrebbe in realtà essere un mondo giusto e senza difetti.
Ho faticato a star dietro alle interminabili riflessioni sulla società inglese di Gulliver, perché incomprensibili per una buona parte (ammetto di non saper quasi nulla sulla situazione politica ed economica dell’Inghilterra del ‘700) e, di conseguenza, noiose.
E’ curioso invece come Swift sia riuscito ad inventare diversi fantastici esseri, adeguandoli alle sue esigenze critiche rivolte ai vizi dell’uomo, perché ogni popolo che incontra incarna uno o più svariati difetti umani: il popolo in miniatura di Lilliput (forse il più famoso tra le avventure di Gulliver), e quello dei giganti di Brobdingnag dove, nei capitoli a lui destinato, si parla anche di sgradevoli intoppi sessuali in cui incappa il protagonista (altro motivo per cui questo romanzo non è da considerarsi una candida favola); la terza parte del libro presenta invece i popoli che, secondo me, dimostrano maggiormente la grande invettiva di Swift, soprattutto per quanto riguarda gli inquietanti accademici di Lagado: i loro esperimenti sono secondi solo a quelli del Dottor Mengele…
La quarta e ultima parte è la più cinica: Gulliver è ospite appunto degli Yuyhnhnm, cavalli più intelligenti dell’uomo, che insegneranno al viaggiatore, con la loro saggezza e grandiosità d’animo, come essere un vero uomo; tanto che, al ritorno in patria, Gulliver proverà disgusto per i suoi simili e soprattutto per la sua famiglia, con la quale è “costretto” a vivere a stretto contatto. Per questo aspetto direi che, leggere di Gulliver che sviene al solo pensare ai suoi (secondo lui) stupidi e volgari compatrioti, dimostra quanta spocchia ci sia, alla fine, in Swift stesso.
Il romanzo però è pregevole, anche se i brani in cui si critica la società inglese lo rendono alquanto noioso.
E mi raccomando, non consideratelo più un romanzo per bambini!

7/10

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