domenica 15 ottobre 2006

"Box-car Bertha - Autobiografia di una vagabonda americana" di Bertha Thompson

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Tra la fuffa che le librerie accatastano alla bell’e meglio in un angolino defilato del negozio, ho trovato questo libro (portato a casa insieme ad altri due volumi per un totale di 6 € soltanto).
E’ il racconto autobiografico di quindici anni (dai primi anni Venti fino alla prima metà degli anni Trenta) trascorsi sulle strade d’America, con il principale intento di fare le più disparate esperienze, per sedare la voglia di conoscere e sapere tutto sui modi di vita dei “diversi”: sostanzialmente gli hobo (termine con cui gli americani chiamano i vagabondi e come questi ultimi si definiscono), i senza tetto, includendo poi le prostitute, i ladri e i delinquenti.
Sembra strano, ma Bertha - nata e cresciuta in una famiglia anarchica, liberale, contro ogni tipo di costrizione sociale, contro il matrimonio, favorevole all’amore libero e al controllo delle nascite - memore degli insegnamenti materni e della comunità hobo (che si potrebbe dire sia l’antesignana delle “comuni hippy”), fin da bambina aveva sempre avuto il desiderio di crescere e formarsi a contatto di questa gente; così poco più che quindicenne, nel 1921 (o giù di lì… non è ben specificato) parte con sua sorella minore Ena “all’avventura”.
Le due sorelle, inizialmente in coppia, poi separatamente dopo varie peripezie, attraversano l’America in lungo e in largo utilizzando di nascosto i vagoni merci (da qui il soprannome di Bertha: box-car è appunto il vagone merci), aggregandosi a uomini, gruppi di donne o in totale solitudine, fermandosi il tempo necessario per svolgere un impiego e racimolare qualche soldo, per poi ripartire subito senza mai pensare di mettere radici, nemmeno quando si è trovato il compagno della propria vita.
Le memorie di Bertha (scritte all’età di trent’anni) mettono in luce non solo lo spirito libero e anticonformista di questa gente, che fa della propria vita il vessillo della libertà, ma anche i lati bui e i compromessi a cui, per vivere in quel modo, gli hobo erano costretti a sottostare.
Su questo punto Bertha è molto esplicita: le donne, specialmente quelle che viaggiavano sole, per non incappare in spiacevoli incontri, si accompagnavano a gruppi di uomini, ma in realtà questi - nove volte su dieci - chiedevano in cambio prestazioni sessuali, e sinceramente non so delle due situazioni quale sia la meno peggiore…
Gli uomini finivano spesso per diventare dei mezzi balordi, e c’è da sottolineare che, oltre al ladroneggio e al proprio corpo messo in vendita in cambio di protezione, gli hobo dovevano sfuggire alla polizia che controllava i treni merci, alla galera assicurata come sovversivi, alle facili tentazioni come l’alcol e la droga, a una vita di stenti (non tutti infatti trovavano sempre il modo per campare “dignitosamente”).
La stessa Bertha, per sua ammissione, ci va giù un po’ troppo pesante con l’alcol, “dedizione” che le costerà cara in alcune occasioni, come la seguente che mi ha molto scioccata:

“Rimasi a bere senza sosta fino alle quattro del pomeriggio [in un bar dei bassifondi di New York, n.d.r.]. Poi mi addormentai. Quando mi risvegliai, ero in un letto, completamente nuda, insieme con uomo che aveva l’aria di un bruto. Il suo corpo era sporco. Si era tenuto le calze e gli alluci gonfi che spuntavano dai buchi parevano grigi, tanto erano sudici. Mi tirai su.
«Dove sono?» gridai terrorizzata.”

Questi orribili episodi però non segnano molto il buon senso di Bertha, ella infatti continuerà imperterrita nel suo viaggio di scoperta fino a diventare una prostituta per suo stesso volere, elettrizzata per la nuova esperienza.
I due mesi trascorsi in un bordello segneranno però indelebilmente la sua vita; le ci vorranno però altri otto anni da vagabonda per portare a termine il percorso spirituale e accrescitivo che le farà scegliere, al compimento dei trent’anni, una vita “normale”.

E’ un bel libro, forse un po’ romanzato in alcuni punti, ma che dà uno spaccato della società americana prima e dopo la Grande Depressione, vista dalla parte di chi ha scelto di andare contro lo Stato americano portando con sé però forti ideali e motivazioni valide (anche se Bertha cade in diversi controsensi… non entro però nei dettagli per non svelare nulla di più).
Non sapevo dell’esistenza di un vero e proprio movimento “anarchico” di questo tipo, sorto addirittura alla fine del 1800, e il libro è stato molto utile anche per la serie di documenti statistici e di indagine sociologica presenti alla fine del volume, e a cui Bertha fa spesso riferimento per dare un quadro generale del periodo in cui lei ha vissuto come hobo.
Martin Scorsese nel 1972 ne ha tratto un film, uscito qui in Italia col titolo “America 1929: sterminateli senza pietà”, che in realtà si ispira molto alla lontana alle vicende di Bertha Thompson.
Non sono però riuscita a trovare molte informazioni su questa donna dallo spirito rivoluzionario, sono quindi ben accette segnalazioni di tutti i tipi!


9/10

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