martedì 14 novembre 2006

"Emma" n. 1



La passione per l’Ottocento e per tutto ciò che ne deriva (stile di vita, letteratura, ecc…), mi ha spinto verso questo romanzo vittoriano sottoforma di manga, ambientato nella Londra di fine secolo e suddiviso in otto numeri.
Emma, la giovane e occhialuta protagonista, vive come cameriera in casa della signora Stoner, bisbetica vedova dal cuore d’oro (mmmh… un classico), che si prodiga come mezzana per favorire eventuali fidanzamenti tra Emma e i suoi svariati corteggiatori.
Fin dalle prime pagine, infatti, Emma risulta essere sì molto timida, casta, eterea, ma capace allo stesso tempo di attirare su di sé le avances di chiunque incontri.
Lei però, immancabilmente, “schifa” tutti.
Ne rimane invischiato anche l’ultimo alunno che la Signora Stoner ebbe durante la sua carriera di istitutrice: William Jones capitato, ormai uomo, in casa della vecchia per una visita.
Quali doti ammaliatrici abbia Emma, non è dato a sapere, dato che per tutto l’intero primo albo - tranne qualche flash-back per alcuni episodi lontani, significativi solo in parte perché troppo vaghi per dare un’idea ben delineata del passato di Emma - si sa ben poco di lei, se non che sia ligia al suo status sociale e quindi molto dimessa e riverente nei confronti dei suoi superiori, proprio come si confà a una cameriera dell’epoca; ma non viene dato un motivo concreto al lettore per capire cosa ci sia in lei di così tanto meraviglioso. Sì, è sensibile e di bel aspetto, ma non di più della commessa della profumeria vicino a casa, e alcuni amici di William lo fanno anche presente.
Sarà il fascino della donna di classe inferiore, del proibito…
A questa trama principale si intrecciano altre tre: un nuovo corteggiatore indiano (dell’India) dall’aspetto eccentrico e molto furbo, amico di vecchia data di William che darà del filo da torcere all’amico inglese; la storia d’amore, anch’essa in flash-back, della Signora Stoner e del marito morto precocemente e un’inaspettata promessa sposa per William.
La storia sembra essere raccontata in terza persona, ma a volte è proprio la Signora Stoner a prendere la parola, di conseguenza non si capisce perfettamente da quale punto di vista la vicenda sia raccontata.
Ottima la ricostruzione degli ambienti e dell’atmosfera di quel periodo, tutto molto minuzioso; la trama è quella classica per un romanzo d’amore e, quindi, niente da criticare; i disegni però sono forse un po’ troppo inespressivi: spesso ad esempio, per sottolineare l’imbarazzo del personaggio, ci si limita a colorare le guance di un rossore velato, più che a concentrarsi sulla sua espressione, ma già nell’ultimo capitolo sembra cambiare qualcosa.
Un po’ troppi gli errori di battitura, ma la sovraccoperta e la carta che non lascia magicamente traccia di inchiostro sulle dita compensano le sviste.

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