venerdì 23 febbraio 2007

"Le avventure di Arthur Gordon Pym" di Edgar Allan Poe

Arthtur Gordon Pym è un giovane americano nel quale s’accende all’improvviso l’impeto più sfrenato dell’avventura. E parte – mari del Sud, baleniere, vascelli fantasma, ammutinamenti sanguinosi, isole che più misteriose non potrebbero essere…
E’ per il giovane Pym – e quindi per il lettore – un susseguirsi di colpi di scena tra magiche allucinazione e primitive tribù, tra segreti anfratti della realtà e gesta eroiche.
Un romanzo tra i più mirabolanti che siano mai stati scritti, un’avventura continua e incandescente che coincide come poche altre nella mente del lettore.

Mi avvicino per la prima volta alla produzione letteraria di Poe, i pregiudizi positivi che mi ero fatta non hanno però trovato pienamente riscontro.
Le memorie di Gordon Pym, inizialmente angosciose e terrificanti, finiscono sempre per avere una spiegazione logica, proprio come succede nei romanzi gotici, in cui fatti inspiegabili e riconducibili a presenze ultraterrene si rivelano poi esser causati delle suggestioni dei soli personaggi.
Nel momento della rivelazione tutta la suspance scema e, una volta capito il “trucco”, le peripezie di Gordon Pym non sono poi molto avvincenti, soprattutto nella seconda parte (dall’arrivo della goletta Jane Guy all’ultimo capitolo), in cui consigli prettamente marinareschi e brevi riassunti sulle scoperte geografiche dell’ultimo secolo, costituiscono la maggior parte del racconto.
Gli stessi elementi narrativi erano presenti anche nella prima parte, ma gli avvenimenti imprevisti e misteriosi ne compensavano l’inutilità (o comunque l’eccessività, essendo un racconto definito d’avventura); predomina infatti quella lunga serie di episodi “classici” per un romanzo di questo tipo come il naufragio, l’ammutinamento e le burrasche catastrofiche, in cui punte di vero terrore si toccano col cannibalismo e navi alla deriva cariche di morti putrefatti. Da metà narrazione in poi pochi sono gli episodi davvero interessanti, a parte il ritorno dell’elemento liquido in continua mutazione (come l’acqua nella brocca che brulica sempre più di vermi) – simbolo di crescita, di evoluzione spirituale (credo…), perché il viaggio di Pym si avvicina alla fine, alla maturità definitiva - nemmeno l’incontro con degli indigeni sanguinari ridà il senso di claustrofobia della prime pagine.
Si salva il finale, interrotto dalla morte di Gordon Pym che lo lascia così incompiuto; resta la parte meglio riuscita perché criptica e, a parer mio, molto simile ai racconti di Lovecraft. Il genio dell’incubo.

6½/10

Le avventure di Arthur Gordon Pym
Edgar Allan Poe

Acquarelli, Giunti, 4.13 €

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