domenica 22 aprile 2007

Film e libro a confronto: "Canone inverso"


Consigliatomi da tanti, il libro di Paolo Maurensig racchiude effettivamente una bellissima storia il cui stile evoca spesso l’onirico, il fantastico, ed è strutturata attraverso frequenti e dottissimi riferimenti musicali.
Le vite dei due protagonisti maschili sono infatti strettamente legate alla musica e il tema melodico detto “canone inverso” segna e condiziona, fin dal loro primo incontro, i giovani fino a un inaspettato finale.
La storia ha il suo picco nei capitoli in cui viene raccontato l’incontro dei due nel Collegio Musicum, durissimo conservatorio austriaco per giovani eletti aspiranti musici di successo; in un ambiente militaresco e monacale - due caratteristiche che fanno a pugni ma che danno bene l’idea di come vivessero gli studenti lì quasi reclusi - Jeno e Kuno scoprono la sublime essenza della musica e la vera amicizia.
Ma il “canone inverso” che li lega è destinato a riprendere il suo corso a ritroso e la loro amicizia sarà costretta a dei bruschi cambiamenti…
Una storia così complessa e ricca di spunti psicologici non poteva che essere oggetto di una trasposizione cinematografica, tuttavia ne esce completamente martoriata e trasformata in un qualcosa solo lontanamente fedele all’originale.
La figura della pianista Sophie Hirschbaum, nel libro utilizzata solo come musa ispiratrice di Jeno così inaccessibile ed eterea, nel film acquista maggiore rilievo venendo però rappresentata come una giovane e triste fanciulla che sfoga su Jeno il suo bisogno d’amore. Niente di più falso: Sophie non entrerà mai effettivamente in scena nel romanzo, resterà sempre la trasfigurazione della perfezione per il protagonista, quel desiderio di eccellere in campo musicale che lo sprona a mettersi sempre in gioco.
Ed è proprio tutta questa parte che il film scarta a priori: vengono dimenticati i capitoli sul collegio, anima del romanzo, con le descrizioni delle lunghe ore di privazioni e rigore esasperante, e pur avendo quella marcia in più che è il “sonoro”, il film inserisce la musica in maniera automatica, senza trasporto (anche la mimica burattinesca degli attori che fingono di suonare non aiuta certo…); Maurensig invece con carta e penna è riuscito a evocare perfettamente quelle sensazioni altissime che si provano nel suonare o solamente nell’ascoltare musica.
A sopperire a queste mancanze si è deciso di introdurre di sana pianta nel film l’ultima parte, che ha lo scopo di allungare la brodaglia con argomento principale la salita al potere del nazismo con le leggi razziali. Elemento marginale nel libro, nel film invece serve a saltare a piè pari o semplificare, per certi versi, quel complesso e notevole incastro di trame e sottotrame, che in un gioco di rimandi e di analisi della psiche umana, costituiscono il vero finale del libro e l’essenza dell’intero racconto.
Scelta sbagliatissima, questa, perché riduce la trama originale a una storiella strappalacrime senza più l’elemento misterioso e metafisico.
Sulle capacità registiche di Ricky Tognazzi e quelle recitative degli attori e doppiatori c’è da dire qualcosa? Direi di no, parlano orribilmente da sole.

libro: 8½/10

film: 4/10

“Canone inverso”
Paolo Maurensig
Oscar Bestsellers, Mondadori, 8.40 €

“Canone inverso - Making love” di Ricky Tognazzi (1999)

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