lunedì 2 aprile 2007

Libri e libracci



Nell’Irlanda di fine Ottocento, alle violente tensioni sociali e politiche che preannunciano la lotta per l’indipendenza dal Regno Unito fa eco l’affiorare di una nuova sensibilità tra le donne, insoddisfatte della condizione femminile e consapevoli di nuove possibilità. A Belfast, tre sorelle appartenenti a una famiglia che vive all’ombra dell’agiatezza di un tempo e due giovani costrette fin da bambine al duro lavoro nelle filande condividono la medesima aspirazione: una vita più ricca e pina, che la conquista di una nuova libertà nei sentimenti e negli orizzonti potrà rendere diversa da quella toccata alle loro madri.
Un romanzo vibrante e commovente che attraversa trent’anni cruciali nella storia d’Irlanda e cinque vite che ne incarnano le contraddizioni, le sofferenze e le speranze.

Spacciato per un romanzo storico in cui si può anche assistere ai primi fervori femministi (o almeno era quello che avevo capito da quel “fa eco l’affiorare di una nuova sensibilità tra le donne, insoddisfatte della condizione femminile”), la narrazione si trascina pallosamente da una storia all’altra, seguendo alternativamente le vicende dei due gruppi di sorelle, diventando – questo è vero – estremamente interessante nel descrivere le precarie condizioni di lavoro delle due operaie, ma insopportabile e scialba nel raccontare le sfortune economiche del bello ed educato trio di fanciulle borghesi.
Questa parte di narrazione diventa infatti un surrogato aulico dei libri rosa, con la sorella maggiore costretta in sposa a un uomo piuttosto vecchiotto che però (guarda caso) la tratta come una principessa (sbadiglio…), con la secondogenita che si innamora di un bello e tenebroso francese e che le sussurra le fatidiche parole “Vi ho amata fin dal primo giorno che vi ho vista in giardino” (procedo verso il torpore…) e la sorella più giovane che si innamora di un’altra donna e che ce lo svela nell’ultima riga del romanzo facendo leva su un colpo di scena inutile perché prevedibile fin dall’inizio (ora sono completamente in letargo).
Degli scontri per l’indipendenza dal Regno Unito vi è un brevissimo accenno all’inizio del romanzo, e da come è stato scritto sembra proprio che l’autrice avesse poca dimestichezza con l’argomento – a volte sembrano più le sommosse degli hooligans al termine di un partita di calcio, che quelle di indipendentisti inferociti – e a nulla serve la corposa bibliografia posta alla fine del libro a testimoniare l’impegnativo lavoro di ricerca storica che, viste come stanno le cose, non c’è stato.
E il femminismo? Scordatevelo pure.
Il romanzo è un inno alla vita della donna di casa che se ne deve stare solo zitta.
Altro che “vita diversa”.

4/10

“Una vita diversa”
Catherine Dunne

Superpocket, RL Libri, 4.60 €



“Questa è la storia dei cinque anni (1935-1940) che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i cari amici a dividere i capitoli con loro”: così Gerald Durrell presenta questo libro, uno dei più universalmente amai che siano apparsi in Inghilterra negli ultimi trent’anni [ormai ne sono passati cinquanta! n. d. Valeria]. ma il lettore avrà il piacere di scoprirvi anche qualcos’altro: la storia di un paradiso Terrestre, e di un ragazzo che vi scorrazza instancabile, curioso di scoprire la vita (che per lui, futuro illustre zoologo, è soprattutto la natura e gli animali), passando anche attraverso avventure, tensioni, turbamenti, tutti però stemperati in una atmosfera di tale felicità che il lettore ne viene fin alle prime pagine contagiato.

Un libro spassoso e allo stesso tempo interessante: intercalati agli episodi sulla vita della famiglia Durrell, alcuni poetici altri esilaranti fino alle lacrime, vi si trovano infatti numerose descrizioni di fauna e flora inseriti nel racconto con semplicità e mai in maniera didascalica.
E’ un romanzo destinato principalmente ai giovani, spesso dagli insegnanti è considerato dal punto di vista didattico, ma i lettori adulti potranno cogliervi una sottile ironia e uno stile di scrittura tutt’altro che infantile e “facile”.
Tanti sono i personaggi che ruotano attorno al protagonista, ed è proprio lui a dare di ciascuno un quadro molto esaustivo sempre con l’usuale vivacità.
Inevitabile però che ad un punto di vista più maturo saltino all’occhio diverse incongruenze e stupidaggini a livello narrativo nelle parti puramente autobiografiche (come cambiare casa, scegliendone appositamente una minuscola, solo per evitare la visita della noiosa zia, comportamento insensato a mio parere).
Ma in fondo è (anche) un libro d’intrattenimento, e come romanzo di formazione – i cinque anni passati a Corfù coincidono infatti con la maturazione psicologica e spirituale del giovane protagonista – verrà letto da giovani che non staranno a badare certo a puntigliosità simili.

7½/10

“La mia famiglia e altri animali”
Gerald Durrell
Gli Adelphi, Adelphi, 8.50 €

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Il diario di Ernesto Che Guevara – da lui stesso rielaborato in forma narrativa grazie agli appunti di viaggio – è il resoconto dettagliato di migliaia di chilometri, dall’Argentina al Venezuela, del viaggio in moto compiuto con il suo amico e compagno di studi Alberto Granado. Avventure ed emozioni inframmezzate da infinite riflessioni su mille aspetti dell’America, la miseria degli indios, l’emozioni di vedere l’oceano… e dei suoi ventitré anni, con la voglia di organizzare uno scherzo, innamorarsi e corteggiare le ragazze, mentre la moto perde pezzi per strada, provocando cadute tragicomiche.
Introduce e chiude il volume, il padre del Che, Ernesto Guevara Lynch, un relatore d’eccezione: le umanissime considerazioni di un genitore che assiste alla partenza del figlio, il 29 dicembre 1951, e la gioia nel riabbracciarlo al ritorno, il 26 luglio 1952.

Non è il diario del Che, ma di “un” ragazzo come tanti che allontanandosi dalla famiglia per quasi un anno di peregrinazioni racconta lo svolgersi del viaggio con ironia e spensieratezza, mutando però il semplice e divertito contenuto nel corso della narrazione facendolo diventare, da diario “personale”, uno scritto ricco di considerazioni che già fanno presagire l’uomo carismatico che diventerà solo in un secondo tempo.
La seconda parte del racconto però perde di fluidità in alcune parti, troppo simili a quelle di un reportage giornalistico che a quelle di appunti di un giovane con sete di conoscenza; sono brani eccessivamente ingabbiati nella forma, mai seguita prima, e che frenano la spontaneità iniziale.
Resta comunque un ottimo libricino (128 pagine appena) che dà un affresco di quello che era il disastrato sud dell’America più di mezzo secolo fa, e di com’era il Che prima di diventare un eroe del popolo.

Lo stesso viaggio è stato trasposto al cinema ne “I diari della motocicletta” di Walter Salles, e visto dall’altra parte, quella di Alberto Granado, nel volume “Un gitano sedentario”.

8/10

“Latinoamericana”
Ernesto Che Guevara
Universale Economica Feltrinelli, Feltrinelli, 5 €

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