domenica 3 giugno 2007

"Pirati dei Caraibi: ai confini del mondo" di Gore Verbinski (2007)

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Dopo aver riassettato le idee su questo terzo episodio (visto lunedì 28 maggio) ho potuto appurare che la confusione che avevo nel cervello non era da ricondurre a quella ventina di colpi di sonno che mi hanno abbattuto a intervalli regolari sulla poltroncina durante la proiezione, ma a un effettivo aggroviglio “tramico” del film.
Vabbeh, sarà stata anche la visione di Libero De Rienzo, poco prima dell’inizio dei Pirati, in quel fotogramma durato un nano secondo nel trailer di “Milano-Palermo” a farmi andare un attimo in cortocircuito… [“Oddio! Libero De Rienzo!!!” *sbav sbav*]
Comunque.
Un bel minestrone questo film: effetti speciali a iosa che compensano l’assenza di trama e gli incomprensibili e interminabili dialoghi; tolti quelli che cosa rimane? un marasma di personaggi, che spuntano anche dietro le cozze, che parlano-parlano-e-parlano senza cognizione di causa, si ammazzano, sfoderano le pistole e le spade tanto per darsi un tono, si sposano nel bel mezzo di una battaglia - che più trash e idiota di così… - enunciano oscuri presagi in versi per andare verso la fine del mondo e oltre a fare “qualcosa” e a vedere gente; saltano, ridono, urlano e se all’inizio del film c’era una netta divisione tra buoni e cattivi, alla fine pure i cattivi si sciolgono in un brodo di melassa. Ma era un film sui pirati, o su Candy Candy?
Come quel cinese lì, quello che alla fine muore trafitto da una trave in un turbinio di polvere, schegge, vetri rotti e lapilli [non ci sono vulcani, ma ci mancavano solo quelli e poi eravamo a posto], mentre la bella figa di turno (scusate la finezza, ma come la dovevo chiamare? si è “concessa” metaforicamente a tutti i personaggi maschili!), dicevo, mentre lei che gli stava di fianco rimane illesa, lui, all’inizio bastardissimo, quando si ritrova in punto di morte concede tutto il suo vascello all’impavida fanciulla riponendo in lei tutte le sue speranze: “Ti affido la mia nave. Oh Capitano, mio Capitano!”.
E ci sono anche altri personaggi che invertono la rotta caratteriale finendo il film con baci & abbracci.
Mi dicono poi che l’unica scena clou ben diretta e ad effetto è quella del Maelstrom, ma io in quel punto ho avuto uno dei miei colpi di sonno e ricordo solo vagamente la dea Calipso che ha rigurgitato qualcosa che sembrava un ammasso di crostacei zampettanti e ha provocato il putiferio marino. Bah…
La ridicolaggine si tocca anche con Jack Sparrow e i suoi sdoppiamenti (non ci siamo Johnny, la tua mimica facciale è da elogio, ma stavolta eri comunque sotto tono e non solamente per colpa della sceneggiatura scadente) e il bacio a polipo di Will sulla coscia di Elizabeth.
La sequenza finale con Sparrow e le due “damine” è, manco a farlo apposta, insensata e superflua e la sua partenza in mare mi ha fatto pericolosamente pensare che molto probabilmente ci sarà pure un quarto episodio.
In sostanza, si ride a sprazzi, e io l’ho fatto fino alle lacrime con il nano - all’inizio del film - che spara un colpo di bazzuca e vola all’indietro, poi per il resto ci si annoia che è una meraviglia e ci si incazza.
Perché a me questi film fanno solo incazzare.

[Se vi chiedete perché sono andata a vedere tutti e tre gli episodi: è una storia lunga…]

P. s.: state seduti fino alla fine dei titoli di coda, ci sarà una sorpresa.

3/10

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