mercoledì 19 settembre 2007

Fotografie, tre mostre a Milano, una gita in bici e un oggetto peloso

Attention please: come sempre, quando si tratta di foto, il post si fa lungo.

Qualche angolo del mio paese...

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Botero a Palazzo Reale - Milano [mostra visitata il 8/09/2007, e terminata il 16 settembre]

E’ la seconda volta che visito una mostra dedicata a Botero, se la prima mi aveva molto colpito per i toni sgargianti e i bizzarri soggetti, in questo allestimento invece non ho trovato nulla di esaltante.

A una parte storica, che ricopre gli ultimi dieci anni di lavoro del pittore, in cui erano presenti anche rivisitazioni di quadri famosi - buffa quella de “Gli Arnolfini” di Van Eyck - ma dove purtroppo diversi quadri esposti erano troppo simili a quelli già visti nella prima mostra (scarsa ispirazione?), seguivano tre aree monotematiche: settanta tra quadri e disegni a soggetto circense tutti uguali (!!!), dove almeno si poteva assistere ad un elogio alla donna burrosa: amazzone, domatrice, funambola e acrobata, si guarda sempre in giro con nonchalance anche mentre addossata ad una tavola sta per essere schivata dal lancio di coltelli; il suo corpo così morbido ma allo stesso tempo enorme, schiaccia l’uomo che praticamente in confronto è solo una pulce di topo.

Io, col mio corpo formoso (e ci vado a testa alta), non posso far altro che ringraziare Botero per non aver mai ritratto nei suoi quadri modelle propriamente “magre”.

La seconda area tematica era quella dedicata ai quadri ispirati alle fotografie scattate dagli stessi carnefici di Abu Ghraib.

Ottanta tra dipinti e disegni che secondo Sgarbi, presentatore della mostra, sono rivolti anche alle mamme e ai bambini. Non so però se li abbia visti sul serio, perché gli orrori fotografati e pubblicati sui giornali sono trasposti esattamente su tela da Botero.

Sangue, bastoncini di legno infilati nell’ano, torture, bocche urlanti, sevizie sessuali, uomini incappucciati, cani che digrignano i denti sanguinolenti, brandelli di carne...

Mi sono spaventata e turbata io, figuriamoci un bambino in età scolare.

In conclusione, penso che Botero sia sì passato alla storia con il suo modo di fare pittura, ma ormai personalmente noto (io) che la scarsità di soggetti unici nella sua arte purtroppo abbonda.

Con lo stesso biglietto d’ingresso si poteva visitare anche la mostra su Gianfranco Ferroni. Chi? Gianfranco Ferroni! Va beh.

Due parole per riassumere le sue opere? Avete presente la poesia di Baudelaire “Spleen”?

“Quando basso e pesante il cielo grava

Come un coperchio al gemebondo spirito

Preda di lunghe accidie, e a noi, abbracciando

Tutto il cerchio dell'orizzonte, versa

Un buio lume, più triste che notte;

Quando la terra si trasforma in umido

Carcere dove la Speranza, come

Un pipistrello, se ne va sbattendo

Contro i muri la sua timida ala,

Urtando il capo a putridi soffitti;

Quando la pioggia, stendendo le sue

Immense strisce, imita le sbarre

D'una vasta prigione, e un muto popolo

Di ragni infami al fondo del cervello

Viene a tenderci le sue reti, - a un tratto

Campane erompono furiose e lanciano

Verso il cielo uno spaventoso urlo,

Come spiriti erranti e senza patria

Che diano in gemiti, ostinatamente.

E dei lunghi, funerei cortei

Vanno sfilando nell'anima mia

Senza tamburi né musica, lenti.

È in lacrime, ormai vinta, la Speranza;

L'atroce Angoscia mi pianta, dispotica,

Sul cranio chino il suo vessillo nero.”

Ecco, uguale.

Nella piazza su cui si affaccia Palazzo Reale c’erano alcune sculture giganti di Botero. Tra tutta la mostra ho preferito di gran lunga quelle sculture all’esterno, alcune di donne morbide dai capelli lunghi, le altre di un micio grasso e una coppia danzante.

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[lei è la mia preferita! - fronte]

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[retro]

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[tutti si facevano fotografare davanti al gatto, io l’ho fatto sul “dietro” ^^ -

un grazie alla signora in fucsia con valigia... -__-‘]

Colgo l’occasione per parlare velocemente anche di due altre mostre, visitate quest’inverno (emh... emh...) e in primavera e di cui non ho avuto tempo di scrivere. Così, giusto per ricordarMI (promemoria ;-P) che sono andata a visitare anche quelle.

In particolare quella su Antonio Donghi sempre a Palazzo Reale [visitata il 12/05/2007].

Donghi è davvero poco conosciuto, eppure tra gli anni Venti e Trenta era uno fra i pittori più richiesti anche all’estero, grazie al suo stile che per l’epoca era molto innovativo. I suoi soggetti si inseriscono in quello che viene definito “realismo magico”, una corrente sia pittorica che letteraria in cui viene rappresentata una visione del mondo e della vita quotidiana più realistica possibile, mantenendo però un’atmosfera sospesa e immobile, a volte distorta, allucinata, con dettagli curati e definiti geometricamente nello spazio.

Un esempio è questo dipinto, il mio preferito tra tutta la produzione di Donghi:

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[Circo equestre, 1927]

Questo quadro era esposto alla mostra, e tutto concorre secondo me a prenderlo come esempio del realismo magico, nei dettagli degli abiti, nello sguardo beffardo del pagliaccio rivolto a chi guarda il dipinto, nello scenario così scarno ma efficace per costruire intorno ai due protagonisti una storia (purtroppo l’immagine è di pessima qualità, troppo scura e sfocata).

Io ho scoperto Antonio Donghi dopo aver visto il film “L’amore ritrovato”di Mazzacurati ispirato (e sottolineo ispirato, mica tratto!) al breve romanzo “Una relazione” di Carlo Cassola (un’altra delle mie fisse è per questo scrittore). Il regista si è basato sui dipinti di Donghi per ricostruire le atmosfere, le scenografie e i costumi per il suo film, tanto da ricreare alcuni quadri all’interno delle riprese come tableaux-vivants.

Peccato che del pittore ci siano in giro pochissime monografie (giusto un paio e tra l’altro vecchie come il cucù, se dico poco), la mostra a Palazzo Reale ha compensato un po’ la mancanza con il catalogo pubblicato appositamente.

L’altra mostra è sul fotografo Henri Cartier-Bresson - “Di chi si tratta?”, allo Spazio Forma di Milano [visitata il 24/02/2007].

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[Hyères, 1932]

Bella la prima parte con gli scatti più famosi, meno indimenticabile la seconda con le fotografie dei reportage in Messico, India e Cina. Per quest’ultimo paese indubbiamente sono fotografie che fissano uno dei momenti più importanti del paese, la rivoluzione culturale, ma sono quelli che mi sono piaciuti di meno.

Ho preferito, come già detto, gli scatti storici, quelli che hanno cambiato il modo di fare fotografia, di cogliere l’aspetto più insignificante del mondo e trasformarlo in arte.

Al pari di questi c’erano quelli sistemati in una sala a parte, piccole stampe (ad esempio scattate in un campo di prigionia dopo la liberazione nel 1945) che accompagnavano le fotografie di famiglia e brevi cenni sulla vita di Cartier-Bresson.

Tuttavia l’allestimento della mostra non era uno dei migliori, con fotografie sistemate troppo in alto - si faceva fatica a vederle, o troppo in basso - tutti col sedere all’aria... e in alcuni casi mancavano anche le didascalie.

.............

Domenica gita in bici:

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E per ultimo le foto di uno dei due nuovi membri di famiglia.

Pelosi. ^^

Lei si chiama Zoe, ha da poco compiuto quattro mesi e con oggi è una settimana che è con noi.

Minni (ormai abituata ad essere l’unica gatta di casa dopo che quattro anni fa Baffi, a 13 anni di età, se n’è andata... ;-( ), non vede di buon occhio Zoe. Però oggi sono state rintanate sotto al letto di mia sorella per dieci minuti buoni a guardarsi sospettose. E’ già qualcosa. :-P

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[ha le zampine metà rosa e metà nere!]

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Giusto per non essere da meno metto anche un’altra foto della Minni (la prima è in qualche post fa):

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[non sembra, ma era felice mentre la “stringevo”, eh eh eh]

Le foto dell’altro animale peloso arriveranno a breve, dato che è ancora un po’ spaesato e immortalarlo così non è un granché..

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