giovedì 4 ottobre 2007

Direi che è ora di aggiornare...

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Slam Dunk Deluxe 7: finito il flash-back sul rapporto Mitsui-basket, il cui finale con lui in lacrime nel momento in cui rivede l’allenatore Anzai - “La prego... io voglio giocare a basket” - è un po’ stucchevole a parer mio, il numero si trascina un po’ per le lunghe con pochi momenti esilaranti (uno tra i pochi è la presentazione dei quattro giocatori più forti dello Shohoku secondo la dolce Haruko, e in particolare quella di Rukawa con lui che si appisola in bicicletta e tampona un’auto in sosta :-D).

Verso la fine entrano in scena due...? tre...? personaggi nuovi, di cui ho vaghi e nebulosi ricordi: tra i passaggi in campo e i tecnicismi ho fatto un po’ di confusione.

In sostanza un numero un po’ così.

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Emma 6 - meno 2 alla fine: che numero!!! già la copertina mi ricorda molto le atmosfere dei libri di Dickens e si intravede, fra la boscaglia alle spalle di Emma che zampetta nell’oscurità notturna, il cattivo, complice nonché classica presenza dei feuilleton Ottocenteschi.

Durante una serie di momentanee ellissi assistiamo al rapimento di Emma dopo aver passato giorni tutt’altro che lieti tra i colleghi di lavoro, che la subissano di domande sulla sua relazione con William.

Di Emma non si parla più come di una ragazza taciturna, mite, ordinata, ma di una donna audace capace di tenere nascosto un fidanzamento che coinvolge un uomo ricco. Mentre le cameriere sognano ad occhi aperti, gli uomini rivelano il loro scetticismo sulla situazione.

Da notare che, mentre nei primi numeri Emma veniva spudoratamente corteggiata da svariati uomini conosciuti a Londra mentre lavorava dalla defunta Signora Stoner e di lei tutti dicevano un gran bene - “ma com’è bella, ma com’è raffinata, ma che charme!” - ora viene addirittura sospettata di aver ardito un piano contro la famiglia Molders e tutti i suoi dipendenti!

Catalizzatore di questi sospetti è Hans *sbaaaav*.

Perché mi piace Hans anche adesso che dà così addosso a Emma? Perché in maniera subdola si è insinuato nella sua vita facendole notare tutti i suoi più impercettibili cambiamenti; perché si tiene da parte e apre bocca solo quando deve dire qualcosa di utile alla svolgersi della vicenda; perché senza di lui non ci sarebbe stata la scena cruciale in cui Emma e William si rivedono dopo essersi persi, per forza, di vista. Perché Hans serve a Emma come trasposizione vivente della sua coscienza che ha sempre bisogno di essere “spronata”. E’ un po’ la “vocina interiore” di ognuno di noi. E, diciamolo, è anche un po’... figo [scriviamolo in piccolo, va’].

Probabilmente Hans non entrerà mai nel vivo del racconto, non sarà mai protagonista, ma senza la sua presenza non ci sarebbe stato (IMO, ovviamente) un espediente verosimile per far si che Emma si accorgesse della propria maturazione psicologica, nel bene e nel male.

Oltre al rapimento di Emma, che si ritrova una lente degli occhiali scheggiata (e per uno che non vede nulla senza occhiali è come vedersi portar via un braccio, credetemi!), un altro colpo di scena è la scoperta dei nomi dei fautori dell’inghippo, che se ne stanno in panciolle a riderci su.

Uno di loro - il Signor Jones - ha poi un acceso scontro con William, già pompatosi di brutto per andare dal suocero a dirgli della rottura del fidanzamento. E’ una sequenza che non mi è piaciuta molto, talmente esagerata che le espressioni dei due, insieme a quella della signora Jones in un angolo, non riescono a star dietro alle parole e all’enfasi della situazione, risultando abbastanza statiche. E che dire della vignetta che chiude il discorso tra i due? William e suo padre digrignano i denti come i cani...

Però questa “svista” a Kaoru Mori la possiamo concedere, dai.

Non credo però che il rifiuto di William a condurre all’altare Eleanor serva a qualcosa.

Jones e il visconte sono pronti a tutto pur di vedere i rispettivi figli sposati, anche se dubito che il secondo ne sia felice, ma anzi nasconde qualcosa di più oscuro.

Infine, non ho capito una cosa: nella quart’ultima pagina del capitolo 43, chi è la bionda vestita da odalisca che si fa la manicure? Non ditemi che è Arthur calatosi completamente nel romanzo “Il prigioniero di Zenda”!

P.s.: Cecilia, poi mi devi spiegare che è il mismatching... *__*

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Anatolia Story 1 (di 28): il manga, la cui serializzazione è terminata ormai ai tempi dell’arca di Noè, ma io grazie a mia sorella lo sto leggendo a scrocco solo ora (gh gh gh), narra di Yuri quindicenne risucchiata dal mondo odierno a quello fatto di intrighi e oscuri poteri degli Ittiti del 2000 a.C..

La sfortunata teen-ager è stata scelta come sacrifiZio umano, dopo attenta ricerca, perché casta, pura e perfetta per essere macellata in nome del dio Teshub.

Perché tutto ciò? Perché la regina cattiva Nakia vuole far sparire tutti i possibili eredi al trono e far in modo che l’unico a esserlo sia suo figlio, ma per mettere in moto tutta questa cagnara deve ingraziarsi il dio con un sacrifiZio umano.

Yuri viene però salvata in extremis da un misterioso giovane: Kail Morsili, che poi altri non è che uno di quei famosi possibili eredi al trono.

Divenuta una sua concubina e protetta - Yuri infatti ha spiegato al ragazzo la sua sventura - la ragazza si trova quindi segregata nel palazzo del suo salvatore, pena essere di nuovo messa alla gogna. Nel frattempo i due, più altri comprimari, dovranno cercare il modo per far tornare a casa la prima nel Giappone del 1995.

Tra alti e bassi, e qualche espediente ridicolo che mi ha fatto cadere un po’ le braccia, il manga è esclusivamente per un pubblico femminile e possibilmente non della veneranda età di (quasi) ventisei anni [sì, io... -__-].

Tutto sommato però è abbastanza piacevole, soprattutto grazie all’erotico rapporto tra Yuri e Kail: il secondo se la vuole praticamente trombare a più non posso. Ma lei è casta e pura e sta pensando al suo fidanzatino in Giappone, quindi giammai concederà le sue grazie! almeno per ora, ma già alla fine dell’episodio Yuri si accorge che il boyfriend nipponico non ce l’ha manco più in mente e che il suo unico pensiero è Kail. Vabbeh.

Questa caratterizzazione psicologica spicciola e i salti di palo in frasca sono il difetto del manga. Infatti in un unico numero (il primo poi!) sono successe già troppe cose, e c’è il rischio che il tutto si trasformi in una storia superficiale.

E, giusto per fare la pignola - come mio solito - anche i disegni non sono perfettissimi.... ma in fin dei conti la trama è scorrevole e ci si fa anche qualche risata.

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Lady Oscar 4: sperperare è l’unica attività di gradimento della Regina di Francia. Maria Antonietta infatti, delusa e insoddisfatta dal fasto in cui vive, cerca di colmare il classico vuoto di chi ha tutto ma non ha niente scialacquando allegramente tutto il denaro che entra a corte.

Ma già il popolo freme e gli stessi sudditi a Versailles si lamentano per i favori che l’immatura regnante concede alla sua favorita Contessa di Polignac.

In realtà Maria Antonietta vuole solo trasporre la propria felicità sugli altri aiutandoli con tutti i mezzi a sua disposizione.

Peccato che, per fare ciò, usi il denaro del popolo e non si accorga che intanto quest’ultimo sta letteralmente morendo di fame...

E Oscar, impavida come sempre, ha già compreso come l’atteggiamento frivolo della Regina possa portare a gravi conseguenze in tutto il regno.

Alla fine del volume breve rientro in scena della mia preferita: Rosalie.

La giovane sfigata ha pure perso la madre investita da una carrozza, e chi ci era seduto dentro? Ma la Contessa di Polignac!

Così Rosalie, accecata dal dolore, cerca di intrufolarsi a Versailles per vendicare la madre. Solo che sbaglia casa e finisce nel castello di Oscar. -__-

Ma le due discorrono un po’ e la nostra eroina decide di aiutare Rosalie introducendola a corte.

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Purtroppo non posso leggere come procede l’inserimento in alta società di Rosalie, sfiga volle che mi manca il n. 5 [oltre ai seguenti: 2-7-13-16].

Ma Lucca Comics è in agguato!

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Querelle di Brest

Jean Genet

Net, 9.80 €

Un marinaio omicida, Querelle, segreto oggetto di desiderio del suo capitano Sablon, si lascia andare a un calvario di esperienze attraverso le quali spera di trovare la propria identità: si concede a un proprietario di Bistrot, ruba l'amante al fratello, denuncia Gil, un assassino di cui si è innamorato, e infine supplica il suo capitano di sfogare su di lui i peggiori desideri perversi.

Difficile lui, o non l’ho capito io?

L’ho finito di leggere solo pochi giorni fa e non so come descriverlo.

Sicuramente abbastanza sconclusionato. C’è chi elogia lo stile di Genet, ma io l’ho trovato insostenibile: attraverso una prosa molto raffinata inserisce vocaboli di forte impatto che smontano l’atmosfera “colta”. Indubbiamente per ricordare che i suoi protagonisti appartengono al mondo grossolano dei marinai e dei manovali di porto, ma personalmente non l’ho trovato, come metodo narrativo, poi così accattivante.

In fin dei conti è un romanzo poco interessante e nemmeno l’elemento omo-erotico stuzzica l’attenzione del lettore.

Mi è andata male, ero in cerca di un libro un po’ pruriginoso e invece mi è capitato questo volume da sorbire con noia.

P.s.: questo libro fa parte di quelli che ho scelto per la sfida “Book to movie challenge”. Clicca.

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Espiazione

Ian McEwan

Super ET, Einaudi, 12 €

A tredici anni un amore che sboccia può sembrare un plagio. Una ragazzina che assiste a una violenza può convincersi di aver riconosciuto il responsabile e far condannare un innocente, rovinandolo e rovinandosi. Perché tutta la vita sarà segnata dalle conseguenze. La ragazzina crescerà, diventerà una scrittrice, ma non si libererà del peso dell’ingiustizia inferta a un innocente, alla propria sorella innamorata e in fin dei conti anche a se stessa.

Memore del McEwan di “Il giardino di cemento”, stomachevole cronaca dell’occultamento del cadavere materno da parte dei figli adolescenti che si danno poi, tra di loro, a dubbie pratiche sessuali a colpi di crudeltà e sadismo, pensavo di ritrovarmi in una storia simile.

Invece solo il personaggio della tredicenne Briony accomuna “Espiazione” a quel precedente romanzo incentrato sul passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Briony è solo l’elemento scatenante di una storia tristissima e tormentata, di un amore negato e dell’impossibilità di trovare rimedio allo sbaglio da lei commesso.

Briony è una ragazzina perfida e ingenua al tempo stesso che distrugge la noiosa esistenza di chi la circonda affermando di aver visto qualcosa che in realtà, dopo aver raggiunto la maturità psicologica, si rivelerà per lei stessa un errore madornale; un equivoco impossibile da aggiustare nemmeno a distanza di anni, perché ormai l’arrivo del secondo conflitto mondiale ha disgregato maggiormente quelle stesse vite che fino a qualche pagina prima seguivamo attraverso un continuo cambio di punti di vista.

Oltre la metà del libro è infatti incentrata sul giorno che ha cambiato la vita a Briony e a chi le era vicino in quel momento: ogni capitolo segue ciascun personaggio analizzando e mostrando come un semplice accadimento possa essere interpretato da ognuno in modo diverso, e per questo, forse, cadere in errore a causa della propria suggestione.

I continui cambi di vista sottolineano come McEwan sia in grado di creare un complesso gioco di specchi e di differenziare sapientemente ogni personaggio.

Ma la parte migliore, nonostante sia brevissima rispetto a quella iniziale che spiega l’antefatto e fa prevedere le conseguenze, è secondo me la seconda incentrata sui due innamorati divisi dalla guerra e, prima di tutto, da Briony.

Dal punto di vista del ragazzo seguiamo i suoi pensieri, il bramare la donna amata, il sognare una vita con lei, il ricordare i pochi momenti passati insieme; tutto tristissimo e struggente considerato che i due non sanno quando, a causa della guerra, riusciranno finalmente a rincontrarsi.

E a nulla serve la fantasia di una ragazzina (ora donna) ad inventare un lieto fine per la storia raccontata. E’ ancora un modo per infierire sulle conseguenze del suo sbaglio, piuttosto che cercare con il raccontare un finale diverso la propria espiazione...

8/10

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Aggiornamento sui Nightwish: è in ascolto il loro ultimo album, se riesco settimana prossima faccio un post a parte solo per loro.

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