domenica 6 luglio 2008

The book is on the table - Parte seconda

Oggi solo una recenZione perché lunga, già pubblicata qui.

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Per il Circolo del Mercoledì

Schiavo d’amore

William Somerset Maugham

Newton Compton [regalo!]

Romanzo di ispirazione autobiografica, “Schiavo d’amore” fu pubblicato dopo “La signora Craddock” e prima di “Il velo dipinto”. Tuttavia per certi aspetti le idee del romanziere Maugham non divergono molto a distanza di anni, e c’è da divertirsi a trovare i collegamenti.

Philip - alter ego di Maugham - rimasto orfano di entrambi i genitori, viene spedito a casa di una coppia di zii che vivono nella carità divina.

La vita con i parenti mai conosciuti prima è difficile e ben presto il ragazzino viene rinchiuso in un istituto per aspiranti servi di Dio: lo zio, vicario, vuole infatti vederlo realizzato nell’ambito ecclesiastico.

Il giovane si sottomette, d’altronde è troppo piccolo per fare diversamente, e accetta a malincuore di passare gli anni più belli della sua infanzia tra quattro mura e subissato di angherie e scherni dei compagni che lo prendono di mira per il suo piede equino.

Raggiunta la maggiore età e assuefatto dallo spirito religioso inculcatogli, decide comunque che nella vita non potrà diventare anche lui prete, ma che deve fare cose e vedere gente (Moretti docet), così abbandona gli studi finali verso l’abito talare e si inerpica sulle montagne tedesche per, così dice, studiare la lingua.

La fine dall’anno sabbatico di Philip coincide con lo sviluppo del libro in maniera più interessante.

Finalmente scopriamo se Philip ha altri interessi nella vita oltre che credere di essere un eletto, un privilegiato intelligentissimo e coltissimo, di circondarsi solamente di persone perbene e a modo come lui, schifando tutti gli altri.

Purtroppo la sua linea di condotta prosegue su quest’onda e dopo varie peripezie che lo portano dapprima a essere un semplice impiegatuccio svogliato, poi a far finta di essere un Pittore (con la P maiuscola...) nell’atmosfera bohemien parigina - tra l’altro con esperienza e conoscenze tecniche pari a ZERO - infine a declamare ai quattro venti di voler diventare “da grande” un medico dopo esser precipitato nel baratro degli homeless umiliandosi (!!) a fare il commesso in un grande magazzino, si ha la certezza di trovarsi di fronte a un personaggio insopportabile, incostante, buono a nulla, ma con così tanta boria e presunzione che da solo si sente sicuro di quello che fa pretendendo anche che gli si dica di essere bravissimo e impeccabile nelle sue azioni e decisioni di vita.

Philip sa SEMPRE di non sbagliare, e qualora le conseguenze dei suoi atti dimostrino invece il contrario, dà la colpa al caso, alla sfiga che lo insegue e alla frequentazione di persone sbagliate che hanno la colpa di perseguitarlo.

E quali sono queste persone negative? Sono tutte, ma proprio tutte, donne.

Gli uomini stanno invece dalla parte dell’olimpo dei magnifici, dei superbi e dei gentleman.

Le donne per Philip sono la cosa più brutta e scassa palle che possa capitare nella vita di un uomo. Nell’ordine quelle che lo tampinano sono: una pedante istitutrice zitella che ha la colpa di essersi concessa a lui e di essersi poi perdutamente innamorata; un’aspirante pittrice inglese conosciuta alla scuola d’arte di Parigi, squattrinata e dagli atteggiamenti maniaco compulsivi; una cameriera bruttina che tirerà per le lunghe il loro rapporto facendo leva sulla debolezza di cuore di Philip; una mediocre scrittrice di romanzi rosa abbastanza intelligente ma non all’altezza del nostro; e infine una giovane e pudica figlia di amici che sarà la donna definitiva della sua vita.

Ora, tutte queste donne tranne l’ultima incarnano tutto ciò che di fastidioso possa esserci in una persona, di qualsiasi sesso sia; ma Maugham fa concentrare e ricadere tutto sull’unico sesso femminile, e arriva anche in alcuni casi a far desiderare a Philip morte violenta per quelle povere ragazze: spesso il protagonista si ritrova a pensare a come ammazzare la persona che in quel momento odia più al mondo e sembra prediligere in assoluto un bel colpo secco alla giugulare con un coltello ben affilato, vedere il sangue colare per il collo della vittima e, presumibilmente, avere anche un orgasmo di onnipotenza mentre quella muore dissanguata. Mah...

I maschi al contrario sono qualcosa di eccelso, senza i quali Philip non riuscirebbe a crescere e a confrontarsi per sviluppare idee e pensieri propri. Anche se in alcuni casi prova astio per alcuni di loro, tutti comunque concorrono alla crescita spirituale e umana del protagonista; e lo stesso decanta gli amici più importanti (e sempre veri gentleman!) di cui si circonda. Sembra quasi che dalla parte opposta delle misoginia ci sia solo l’omosessualità, tanto che Philip durante gli elogi ai suoi compagni usa termini ed esprime la sua ammirazione per loro sfiorando di molto l’innamoramento tipico nei confronti di una persona dello stesso sesso.

E detto per inciso, nemmeno una delle donne da lui incontrate si concede a Philip per vero amore: la prima lo fa inizialmente per attrazione fisica verso un giovanotto piuttosto piacente; con la seconda arriva a stento a un bacio, tanto lei è vista come uno schifoso essere senza grazie; con la terza non batte chiodo; con la quarta si diverte solamente e con la quinta capita in un cespuglio in mezzo al bosco come una scappatella estiva.

Ma perché proprio alla fine Philip capitola e si sposa? Sceglie Sally, così si chiama la ragazza, perché è l’unica a non avere pretese nei suoi confronti, a non forzarlo nelle decisioni, a prendere quei due soli rapporti sessuali come una cosa normalissima, come andare insieme a funghi. Insomma, Sally è l’unica a comportarsi senza usare il cervello e ad assecondare Philip in tutto.

Poteva esserci al posto di Sally Mildred, la cameriera bruttina e ignorante, ma questa nel lungo tira e molla con Philip cerca sempre di imporsi a lui e di non ascoltarlo quando questi la vuole reintrodurre sulla retta e pia via della rispettabilità.

Quindi la donna per Maugham non deve pensare, parlare e tanto meno avere opinioni.

Che bella visione di noi ha questo scrittore...!

Come considerazione conclusiva direi che nel complesso il romanzo è estremamente prolisso e raramente interessante; con un protagonista così arrivare alla fine è difficile e prosegui nella lettura solo per sapere quali altre sfighe gli capiteranno così da poter infierire ancora di più su di lui.

Una nota al titolo tradotto del romanzo: “Schiavo d’amore” non è proprio esatto, perché l’originale “Of human bondage” si riferisce, come giusto, a tutte le schiavitù dell’uomo e non solo a quella dell’amore, tanto che Philip è schiavo di tutto - dell’arrivismo, dei soldi, del sentirsi superiore, della spacconeria - fuorché proprio dell’amore, di cui lui parla ma in termini ben diversi che di amore vero e sincero.

7/10

P.s.: comunque, continuerò a leggere i libri di Maugham, è un autore che vale la pena approfondire!

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