mercoledì 17 dicembre 2008

Come dio comanda - libro/film


Come dio comanda

Niccolò Ammaniti

Scrittori italiani e stranieri, Mondadori, 19 € [me l'hanno prestato]

Come dio comanda

Gabriele Salvatores

Italia, 2008

Il fine settimana appena trascorso l’ho passato ingobbita a leggere-leggere-leggere l’ultimo libro di Ammaniti perché lunedì sera dovevo andare al cinema a vederne il film. E nonostante mi sia fatta venire la gobba e gli occhi strabici ero arrivata a ieri pomeriggio con ancora sul groppone 50 pagine da finire, però ce l’ho fatta.

Dato che il film non differisce molto dall’idea originale di Ammaniti procederei a farne un discorso generale.

Protagonisti sono Rino Zena e suo figlio tredicenne Cristiano, una famiglia tutta al maschile che senza la presenza di una donna a bilanciare i due componenti principali si è vista propendere per una vita fatta di dissolutezza e pochi ideali positivi: Rino, alcolizzato e disoccupato cronico, ha cresciuto da solo suo figlio, la moglie scappata chissà dove, e l’unico insegnamento che ha saputo dargli è stato quello di essere violento e tirare fuori i coglioni ché altrimenti gli altri ti schiacciano.

Ma Cristiano mal si presta alle idee aggressive del padre e, contrapposta alla visione che Rino ha della vita e a come la conduce in pratica – scazzottate, sesso con chi capita, sbornie e scatti d’ira –, il ragazzino cerca di sopravvivere solo e senza amici in una quotidianità fatta di scuola e giri a vuoto in squallidi centri commerciali, con il persistente terrore di essere diviso dal padre e spedito in qualche centro per ragazzi disagiati.

L’unica cosa positiva che infatti Rino ha sempre dimostrato per il figlio è l’amore viscerale che prova per lui, il bisogno più fisico che mentale di saperlo vicino considerandolo una propria appendice; e lo stesso fa Cristiano nei suoi confronti nonostante entrambi stiano sempre lì a recriminarsi l’uno contro l’altro in un continuo rapporto d’amore/odio.

Fanno da contorno alla triste e violenta vicenda di Cristiano e Rino tanti personaggi più o meno miseri quanto loro che nel libro e nel film vengono però trattati in due modi diversi: se Ammaniti dà risalto anche alle storie di contorno ampliando così le sfaccettature di uno stesso mondo, nel film diversi personaggi vengono cancellati per dare più spazio alla sola storia secondaria di Quattro Formaggi, uno degli amici di Rino.

Ma non è un difetto, perché così facendo Salvatores è riuscito comunque a mostrare e raccontare le stesso cose del libro, tagliando e accorciando ma inserendo nel personaggio di Quattro Formaggi e negli altri rimasti un po’ tutto quello che per forza di cose è stato eliminato.

Ero molto curiosa di vedere come Salvatores avrebbe interpretato i numerosi cambi di punti di vista del libro: nel racconto ogni episodio è visto alternativamente con gli occhi di tutti i personaggi che in quel determinato brano appaiono, provocando così a volte un po’ d’ironia nel vedere come ognuno può interpretare diversamente la stessa cosa; Salvatores toglie da subito quel po’ di umorismo e punta tutto sulla colonna sonora che si comporta come diretta espressione delle azioni e dei pensieri dei personaggi, modulandosi soprattutto in base alla rabbia e alle emozioni forti che essi provano, in quanto nel film come nel romanzo non c’è MAI felicità o serenità. E’ in tutto e per tutto una storia di violenza, e la colonna sonora così malinconica e prepotente è davvero la massima espressione di tutti i pensieri e le analisi che Ammaniti dà ai suoi personaggi nella carta e sottolinea, come le parole nel libro, quanto ognuno di loro sia allo stesso tempo buono e cattivo, la duplicità delle loro vite, di come nessuno sia definitivamente innocente e nemmeno totalmente malvagio.

Per me non ci sono mancanze né difetti nell’interpretazione che Salvatores ha dato del libro, quello che mi ero immaginata leggendo è stato ampiamente riprodotto sullo schermo, merito anche di un gruppo di attori bravissimi tra i quali mi ha molto impressionato Elio Germano (Quattro Formaggi) alle prese con un ruolo certo non facile.

L’unica cosa che ho notato con un po’ di disappunto è che Ammaniti pur avendo costruito una storia bellissima e ad averla raccontata in maniera scorrevole e realistica, non si è ancora comunque distaccato dai soliti temi che ha affrontato finora nei suoi libri: quelli cioè di una provincia desolata, di bambini alle prese con eventi troppo grandi per loro, di un agognato riscatto da una vita incolore. E come sempre in un certo senso vira ancora sul lieto fine dato che in questa storia dio decide comunque di mandare un po’ di calma nelle vite disgraziate di Rino e Cristiano.

In sostanza sia il libro che il film sono state delle belle esperienze, il film soprattutto per quanto riguarda l’impatto visivo ed emozionale con la bellissima colonna sonora composta dai Mokadelic [qui potete sentirne alcuni brani], e poi c’era Filippo Timi (Rino).

FILIPPO TIMIIIIIIIIIIIIII...

8/10 a entrambi

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