mercoledì 21 gennaio 2009

Ultimi due libri del 2008

Il disprezzo

Alberto Moravia

Bompiani, 9 €

Un'altra lunga e approfondita analisi psicologica scritta dal grande Alberto Moravia.

In questo romanzo Riccardo racconta in prima persona il disfacimento del suo matrimonio con Emilia, la donna della sua vita che ama profondamente dal primo giorno di fidanzamento. Ma non è lo stesso per lei, che pian piano si allontana inspiegabilmente dal marito fino a disprezzarlo.

Perché tutto questo? Riccardo nel corso del libro cerca di darsi una spiegazione e, a mio parere, il perché sta tutto nel fatto di essere riusciti finalmente a trovare una stabilità economica: Riccardo tramite il suo lavoro di sceneggiatore comincia a guadagnare lautamente e a lasciarsi alle spalle i sacrifici quotidiani ai quali costringeva anche Emilia; proprio il benessere e il passaggio ad un ceto sociale più elevato saranno la tomba dell'amore tra Riccardo ed Emilia...

Moravia è talmente bravo e profondo nel mettere sotto esame gli uomini che ogni suo racconto non mi stanca mai. Riesce sempre a far risaltare le dinamiche umane più nascoste partendo da storie o piccoli episodi semplicissimi, in questo caso una storia d’amore tra due persone come tante. Certo, non sono storie che emozionano per il solo fatto di essere tali – non c’è nulla di eclatante e avventuroso in quello che viene narrato - ma appassionano per il modo in cui vengono studiate e descritte nei minimi particolari.

In questo romanzo poi è grandioso il parallelo indiretto tra L'Odissea e la situazione sentimentale dei due protagonisti.

8/10

Il fasciocomunista – Vita scriteriata di Accio Benassi

Antonio Pennacchi

Piccola Biblioteca Oscar, Mondadori [regalo!]

Ho fatto l'errore di vedere prima il film e poi avvicinarmi alla lettura del romanzo. Ne sono rimasta così in parte delusa.

Il film si "ispira" e non si basa sul romanzo di Pennacchi, ne ha preso solo spunto e poi Luchetti c'ha fatto un po' il cazzo che gli pareva, pur costruendo un film bellissimo; ma se lo confrontiamo con l'opera di Pennacchi ha sì e no in comune solamente il periodo storico e il personaggio principale.

Pensando quindi di leggere pari-pari la storia del film, la mia sorpresa è stata grande nel constatare che il vero Accio Benassi (alterego dell’autore) è uno stronzo, aggressivo e fancazzista. Cambia idea politica come cambia il vento e alla fine, al contrario del film, della sua famiglia non gliene può fregare di meno.

Interessante lo sguardo sociale-politico del periodo italiano preso in oggetto (anni '60 e inizio '70), anche se la seconda parte del racconto si fa confusionaria e poco coinvolgente. Buona la prima invece, dove non mancano divertimento ed ironia contrassegnati da uno stile di scrittura in cui le parole si accavallano l’una sull’altra, non c’è linearità, e tutto è istintivo proprio come il sentirsi del protagonista, peccato però che come personaggio di carta faccia venire veramente il nervoso...

Conclusione: un libro riuscito a metà che non c'entra una fava col film.

5½/10

p.s.: Oh comunque, Luca, grazie per avermelo regalato nel 2007 per il mio compleanno! ;-))

lunedì 19 gennaio 2009

Oops...! I did it again

Britney Spears non c’entra niente, mi riferisco agli sconti tentatori della Feltrinelli: ieri sera alla libreria di Vigevano ho visto sullo scaffale “Gatti molto speciali” di Doris Lessing già adocchiato dalla gattara che è in me al raduno di Milano.

Siccome avevo giusto giusto 5.20 € nel borsellino, come potevo abbandonarlo lì???

Infatti adesso è nel punto più alto della pila di libri in attesa. Eeeh... sì, grande cosa gli sconti del 25 %!

venerdì 16 gennaio 2009

giovedì, 15 gennaio 2009 Questionario sulla "bibliomania" e Top Ten libri 2008

1) Stai leggendo qualche libro in questo periodo? ”I misteri di Parigi” di Sue e “New moon” della Meyer in inglese.

2) Leggi mai più libri in contemporanea? Sì, sì, vedi sopra!

3) Quanti libri hai letto l'anno scorso? 52, esclusi i sei o sette letti per motivi di studio.

4) Scegli mai un libro solo per la copertina? Sì, ad esempio per alcuni della Allende editi da Feltrinelli.

5) E solo per il titolo? Pochissime volte.

6) Compri molti libri? !!! Addirittura la primavera scorsa mi ero imposta di non comprarne più fino a quando la pila che supera i 40 libri non fosse arrivata a 10, poi domenica scorsa c'è stato il raduno bibliofilo a Milano e mi sono portata a casa la trilogia di “Queste oscure materie” di Pullman. La carne è debbbole...

7) Massimo numero di libri comprati in una volta? Otto. Di solito ne prendo al massimo tre.

8) La cosa che ami di più delle librerie? che quando è tempo di sconti sono gli unici negozi ad essere semivuoti e puoi scegliere sempre con calma.

9) E quella che odi di più? quando chiedi ai commessi i libri in lingua e, mentre te li cercano a computer, non sanno nemmeno come si scrive il titolo in inglese...

10) Hai mai fatto finta di aver letto un libro che in realtà non avevi letto? Sì, e ne parlavo in base a quello che ne avevo sentito dire in giro.

11) E hai mai finto di non aver letto un libro che in realtà avevi letto? No, questo no. :-)

12) Ci sono libri che non vale la pena leggere? Ultimamente mi è capitato con le nuove uscite editoriali. Segno che la fuffa dilaga fra gli scrittori odierni?

13) Leggi mai un libro solo perché tutti ne parlano? Sì, molto spesso, e così facendo magari trovo qualche nuovo autore a cui affezionarmi.

14) Qual è il libro più stupido che hai letto? Nel 2008 assolutamente “Se non posso averti” di Maria Elisabetta Scavia.

15) Qual è la cosa più strana che hai fatto o ti è capitata in libreria? di essere scambiata per una delle commesse perché, nel cercare un libro, sistemavo quelli vicini che erano fuori posto!

16) Qual è la cosa che avresti voluto fare, ma non hai fatto sempre in libreria? considerarla come una biblioteca e quindi leggere a sbafo e non comprare nulla.

17) Ti sei mai sentito solo perché lettore? No, ti fanno compagnia le storie e i personaggi preferiti.

18) Ti è mai capitato di sentirti più vicino a qualcuno perché leggi? Si, perché magari scopri che tutto sommato quella persona tanto antipatica e però una buona fonte di ispirazioni e consigli libreschi.

19) I libri rendono migliori? A volte sì.

20) Vale la pena di leggere un libro solo per cultura anche se è noioso? Certo!

21) Ci sono libri che non meritano di essere letti da nessuno? Ma no... ognuno ha i suoi gusti.

22) Ti capita di giudicare qualcuno dai libri che legge? Non si dovrebbe fare ma... a me capita di mettere in piedi congetture astruse riguardo al vicino di posto in treno che legge un determinato libro, o alla persona che incrocio in biblioteca e sta prendendo in prestito certi titoli.

23) Un libro può rendere felici o tristi? Ovviamente sì.

24) Un libro può cambiare il mondo? Purtroppo sì.

25) Se tutti leggessero di più... la televisione non esisterebbe.

Top Ten libri 2008

(a parte il primo, tutti gli altri sono in ordine rigorosamente sparso)

1) Suite francese – Irène Némirovsky

2) Le donne che leggono sono pericolose – Bollmann e Heindenreich

3) Schiavo d’amore – William Somerset Maugham

4) Memorie d’una ragazza per bene – Simone de Beauvoir

5) Leggere Lolita a Teheran – Azar Nafisi

6) I quattro libri delle piccole donne – Louisa May Alcott

7) Altrove da me – Lucilla Galanti

8) La felicità difficile – Elizabeth Wurtzel

9) Il delta di Venere – Anaïs Nin

10) Twilight – Stephenie Meyer (emh...)

martedì 13 gennaio 2009

3° raduno bloggers bibliofili - Milano

Ieri pomeriggio alla 16:00 si è tenuto il 3° raduno dei bloggers bibliofili di Milano sempre organizzato (perfettamente!) da Patrizia.

Ringrazio tutti per il pomeriggio passato in compagnia, è stato un po’ breve per via degli impegni di ciascuno però mi sono divertita molto!

Il mio bottino è stato un po' trattenuto dalla pila di 43 libri ancora da leggere: ho preso solo "Queste oscure materie - la trilogia completa" di Philip Pullman uscito recentemente da Mondadori; non sono molto amante dei libri fantasy, ma questo mi interessava per i riferimenti filosofici e religiosi, e poi l'edizione permette di risparmiare molto visto che costa soltanto 20 € e racchiude tre libri in uno.

Qui c’è una foto di gruppo. :-)

Vi lascio con la luuuuuunga recenZione del tomone di Piccole Donne, fra le letture del 2008.

I quattro libri delle piccole donne – Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini, I ragazzi di Jo

Louisa May Alcott

ET biblioteca, Einaudi [regalo!]

Non ho ancora conosciuto nessuna appassionata di lettura che da bambina non abbia mai letto “Piccole donne”! La prima volta che lo lessi ero in 4ª elementare e invidiavo tantissimo la mia amica a cui avevano regalato a Natale un’edizione cartonata, gigantesca e illustrata mentre la mia copia era semplicissima, senza fronzoli e stampata su carta riciclata.

La scorsa primavera, complice una serie di sconti da Feltrinelli, mi sono vista arrivare in regalo dal moroso (ormai rassegnato alla mia mania libresca) il tomone dell’Einaudi che racchiude tutti e quattro i libri della serie.

Ho finito di leggerlo a novembre e a quanto pare, da quello che ho letto girando in rete, non sono l’unica ad esser rimasta scontenta di questa edizione.

La prima cosa che mi è saltata agli occhi è una serie imbarazzante di refusi, errori di battitura, ripetizioni e dimenticanze sparsa per ben 1110 pagine. La traduzione rivisitata e corretta ha fatto perdere grande delicatezza alle storie delle sorelle March, e l’utilizzo di certi termini troppo moderni insieme ad altri “obsoleti” non aiuta.

Sorvolando, per quanto possibile, su questi lati negativi mi sono immersa nelle storie della famiglia March scoprendo per la prima volta certe sfumature che da bambina non avevo colto, in primis per quanto riguarda il personaggio di Jo, il mio preferito di sempre.

Che avesse atteggiamenti da maschiaccio me lo ricordavo bene, ma certe frasi soprattutto del primo libro la mostrano come l’uomo di famiglia costretto in abiti femminili.

Prendo come esempio alcune frasi che si possono leggere a pag. 5 e 6:

E’ già una bella scocciatura essere donna, quando mi piace tutto quello che è riservato agli uomini, giochi, mestieri, modo di vivere e soprattutto la libertà di fate tutto quel si vuole. Soprattutto adesso che potrei essere al fronte con papà, e invece eccomi qui a fare la calza come una vecchietta.

Povera Jo, è terribile, ma purtroppo bisogna rassegnarsi. Devi accontentarti di farti chiamare Jo e di farci da fratello.

Alla fine Jo, che nel primo volume ha 15 anni, non è una ragazzina nella fase di transizione tra l’adolescenza e l’età adulta e quindi ancora attaccata ai giochi e ai divertimenti spericolati perché non ha pieno possesso delle sue qualità femminili; Jo si comporta così perché sa benissimo che quello che vorrà essere da grande non comprenderà né un fidanzato, né tanto meno una famiglia. E se lo vogliamo dire chiaramente, la crescita di Jo e la sua trasformazione in adulta portano infine alla certezza di non sentirsi donna ma bensì uomo.

Non voglio usare il termine “lesbica”, perché troppo forte in un testo in cui le donne sono una visione angelica di correttezza e bontà pur con alcuni difetti, ma in conclusione Jo lo è.

E nel momento in cui decide di tagliarsi i capelli per venderli e racimolare qualche soldo per la famiglia, a mio parere, quello è il passaggio decisivo che mostra la vera Jo e sinceramente credo che lo spirito filantropico all’atto del taglio delle trecce sia stato ampiamente surclassato dalla voglia di essere finalmente un ragazzo anche agli occhi di tutta la famiglia.

Che poi Jo decida di fidanzarsi, sposarsi e avere due figli è solo un cambiamento che la Alcott ha imposto al racconto per far contenti i lettori dell’epoca, quindi non farei troppo affidamento sulle decisioni conclusive di Jo e per me lei resterà sempre una donna con un forte desiderio di emancipazione (anche economica, cosa molto all’avanguardia per l’epoca) che non si è mai voluta conformare alle regole di società.

A proposito dell’ambiente in cui vivono e crescono le sorelle March, quello che mi è sembrato molto strano è che pur essendo in piena guerra di Secessione le March e così tutti i vicini di casa e gli amici continuano a comportarsi come se nulla fosse; la guerra non entra MAI in prima persona nei discorsi della signora March e nonostante gli accenni ad un capofamiglia al fronte e a “certe” calze da preparare per “certi” soldati, la serenità e l’equilibrio famigliare sembrano essere, anziché spezzati dall’arrivo della guerra, dalla mancanza proprio di quel padre. Tant’è che queste continuano a partecipare a feste, serate danzanti e a soggiornare in campagna in estate in attesa che lui ritorni.

Cosa poi ancora più bizzarra, nella mia edizione per bambini il ritorno a casa del signor March è dovuto al fatto di essere stato colpito in combattimento, mentre in realtà nell’edizione Einaudi papà March si ammala di broncopolmonite o qualcosa del genere. Niente a che fare quindi con una presenza eroica tra bombe e mortai...!

Molto interessante invece lo sforzo che ognuna delle sorelle fa, su consiglio della madre, di migliorarsi, superare i propri difetti e avere sempre un’etica corretta, e anche in questo caso prendo a esempio Jo che nel corso del primo libro è frequentemente protagonista di eccessi d’ira e atteggiamenti burberi che pian piano lei modifica a favore di un comportamento meno inadeguato.

Non ho nulla di particolare da dire per quanto riguarda “Piccoli uomini” e “I ragazzi di Jo” (quest’ultimo mai letto prima) in quanto li ho trovati troppo zeppi di buonismo e solidarietà zuccherosa; sono da tenere in conto solamente se volete capire come i concetti moralmente giusti dei primi due libri vengono poi messi in atto dalle sorelle - meno una, perché come si sa Beth muore - una volta cresciute e con una famiglia ciascuna a cui badare.

Solo una nota su “Piccoli uomini”: il libro, come dice la stessa voce narrante, non segue una vera e propria trama ed è solamente un racconto a episodi di quello che succedeva ai vari piccoli abitanti di Plumfield, l’istituto per orfani fondato da Jo e dal signor Bhaer suo marito.

In conclusione, a parte gli intoppi per un’edizione davvero scarsamente curata, ho rivissuto con piacere la lettura di una serie che è stata la mia preferita durante l’infanzia.

Ovviamente sconsiglio di acquistare questa edizione!

8½/10

domenica 11 gennaio 2009

5 e 6 gennaio 2009

Un po’ di foto della brinata del 5 gennaio (che però in realtà non è brina ma galaverna) e i 20 cm di neve scesi il giorno dopo. Il 7 gennaio ce n’erano addirittura 40!
Cliccate sulle foto per ingrandirle.

5 gennaio

6 gennaio

[là in fondo si vedono mia mamma, mio papà e, per la prima volta su questi schermi, Toz]

[non volevo dirvelo, ma quello è letame]

[Toz]

mercoledì 7 gennaio 2009

Ciak 2 – fuffe e mezze fuffe

Siccome il 2009 è già bello che iniziato e io sono SEMPRE indietro con le recenZioni del 2008, per i film solo un po’ passabili o brutti mi limiterò a commenti ultraveloci.

Colpo d’occhio

Sergio Rubini

Italia, 2008

Il solito triangolo lui-lei-l’altro inserito questa volta nell’ambiente dell’arte dove alla fine più che una storia d’amore diventa una descrizione di quello che può succedere tra critici perfidi e artisti ingenui macchiandosi di thriller.

Sceneggiatura scarsa che salta troppo da una situazione all’altra, musica pomposa, alla fine a me questo film è sembrato piuttosto mediocre.

5/10

Babel

Alejandro Gonzalez Inarritu

Usa, 2006

Quattro paesi diversi e una manciata di personaggi saranno destinati (aridaje col destino...) a incrociarsi per una sequela di sfighe abominevoli: marito e moglie in viaggio di piacere in Marocco finiscono per vedere la morte in arrivo quando lei viene colpita per caso da un proiettile vagante; i figli, intanto, con la tata vanno a un matrimonio in Messico e dato che la signora ha un nipote coglione si vedono tutti incriminati per tratta di minori (che sarebbero i bambini dei due che stanno in Marocco); nel frattempo l’ex-proprietario del fucile che ha sparato si trova a casa sua in Giappone alle prese con una figlia depressa e per di più sordomuta.

E via di questo passo.

E’ sicuramente un film ben fatto, purtroppo Inarritu ci aveva già rallegrato con quel divertentissssssimo film che era “21 grammi” e se dopo tre anni uno sta lì ancora a deprimersi con sceneggiature cupissime... allora direi che è proprio fissato.

7/10

The king

James Marsh

Usa, 2005

Un altro film angosciante con sempre tra i protagonisti Gael García Bernal - il nipote pirla di Babel – sarà che i claustrofobici cunicoli delle navi militari mi mettono sempre addosso sensazioni non serene, ma già dalla prima sequenza del film in cui vediamo Gael proprio in uno di quei dedali sottomarini, in procinto di congedarsi dall’esercito, già non ero molto appassionata alla storia; da quel momento la psicologia ambigua del personaggio è andata a incentivare negativamente una storia ambientata all’interno di una famiglia bigotta con un padre pastore che va a fare i suoi sermoni in una di quelle chiese americane dove tutti saltano in piedi e gridano “Pray for the Lord!”.

Agghiacciante.

Per farla breve, la tragedia è dietro l’angolo quando l’ex marine ha la certezza che quel degno emissario di dio è il padre che non ha mai conosciuto.

E’ una storia che mi ha lasciata alquanto perplessa e non ne ho capito il senso. Forse è una storia e basta, come un fatto di cronaca di tutti i giorni.

6½/10

Un giorno perfetto

Ferzan Ozpetek

Italia, 2008

Un’altra tragedia annunciata. [Ma che film ho visto nel 2008???]

A me i film di Ozpetek non colpiscono più di tanto ma sono ormai diventati un punto fisso quando escono al cinema – a pari merito con quelli di Woody Allen, ma il secondo è tutto un altro discorso – anche se la sceneggiatura non è originale, perché tratta da un libro di Melania Mazzucco, e quindi al centro non ci sono i soliti benestanti che piangono alla Ozpetek questa storia è tipica del regista turco: qualcuno muore, qualcun altro si dispera, qualcun altro ancora cerca il senso della vita...

Dire che è banale non è la parola giusta, ma anche se la storia è avvincente il modo in cui è narrata e diretta è da sceneggiato tv. Un po’ sempliciotto.

Anche se la scena del tentato stupro mi ha spiazzata per come sia ben riuscita: ha un impatto emozionale e visivo molto forte ed è l’unica cosa che ricordi con “piacere” del film [nel senso che è l’unica cosa buona del film non che mi sia divertita a vedere una donna che viene stuprata, sia chiaro!].

6½/10

Come tu mi vuoi

Volfango De Biasi

Italia, 2007

E’ dal 1900 che noi donne rompiamo le palle per l’emancipazione femminile, questo film invece è tra le opere che abbattono come un colpo di bazooka quegli sforzi fatti finora.

Contenuto del film: lei diventa da bruttina coi baffetti a strafiga bomba del sesso per essere considerata diversamente dal fidanzato che altrimenti la cercherebbe solo per scopare, come aveva fatto fino al momento della trasformazione. E ci riesce: infatti lui poi la va a cercare solo per scopare. Esattamente come prima.

n. c.

Cardiofitness

Fabio Tagliavia

Italia, 2006

Questo film è stato una sorpresa: mi ero aspetta una scemata adolescenziale, nonostante la presenza di un’attrice che ha passato i 20 anni da un po’, e invece è stato un piacevole diversivo per una serata domenicale.

E’ tratto da un romanzo di Alessandra Montrucchio (a me sconosciuta) ed è la cronaca di un amore sbocciato in palestra tra una ventisettenne e un quindicenne condizionato (l’amore, non lui) dagli amici che ruotano attorno alla coppia, prime su tutti le amiche di lei che, impazzite per la bislacca situazione amorosa dell’amica, vogliono sempre dire la loro su quello che lei dovrebbe fare.

Strizza un po’ l’occhio alla cerchia di film nati dopo Amélie Poulain però è divertente, leggero ed ironico.

L’unica cosa che mi preoccupa è che ci sono effettivamente delle ragazze di oggi che a 27 anni, mature e indipendenti, riescono a trovare qualcosa in comune solo con i ragazzini in età puberale. Ed è penosissimo...

6½/10

Vicky Cristina Barcelona

Woody Allen

Usa, 2008

Vi starete chiedendo come mai l’ultimo film di Allen è capitato tra le mezze fuffe del 2008 e non tra i migliori.

Beh, effettivamente questo ultimo prodotto lo metterei alla pari con “Sogni e delitti” visto all’inizio del 2008, e a parte la bella fotografia, i colori saturi e quattro attori bravi (Penelope Cruz, Scarlett Johansson, Patricia Clarkson e un Javier Bardem assolutamente da sbaaaaavo) la sceneggiatura è una commediola comune dove si infiltra un tentato omicidio e un piccante rapporto lesbico di cui non si vede niente e che è tutto sulla parola.

Per il resto all’arrivo dei titoli di coda ho fatto spallucce e me ne sono tornata a casa.

6½/10

La zona

Rodrigo Plà

Spagna, Messico, 2007

Nel paradiso terrestre che è il complesso residenziale “La zona” posto al centro di Città del Messico e delimitato da muri in cemento e filo spinato, vive beatamente un gruppo di messicani benestanti circondato dalla perfezione di aiuole ben rasate, villette in stile “Desperate Housewives”, mastodontici campi da golf e scuole prestigiose per i figli adolescenti.

La tranquillità e l’atmosfera idilliaca verranno però cancellate dall’intrusione di un gruppetto di ragazzi che vive di espedienti e che abita al di là del muro.

Quando la felice comunità scoprirà di avere degli “estranei” all’interno del quartiere la situazione si ribalterà senza un lieto fine: compariranno inaspettate pistole da sotto ai letti e il panico dilagherà tra tutti i cittadini.

E a quel punto ci si renderà conto che l’omertà, la corruzione e l’egoismo sono sempre stati presenti anche in quel piccolo Eden.

Rieccoci con le paranoie post 11 settembre.


6/10

lunedì 5 gennaio 2009

“Cosa che tu vuoi fare?”

Ovvero: evoluzione del vampiro dal 1897 al 2005

Si può mettere a confronto un classico della letteratura ottocentesca con uno assolutamente commerciale nato solamente qualche anno fa? Certo che no. Ma visto che mi è capitato di leggere i due testi a breve distanza l’uno dall’altro, a me andava di farlo. Ahahahah.

E si mettano l’animo in pace i sostenitori di Bram Stoker.

Dracula

Bram Stoker

Bur, 7.40 €

Forse ho sbagliato libro.

Come può il film di Francis Ford Coppola essere così noioso nell’originale???

Il racconto di Bram Stoker in realtà è un romanzo epistolare che affascina solamente per le prime 72 pagine con il diario di Jonathan Harker imprigionato nella casa del terrore; poi si trascina fino a pagina 500 in una sequela di lettere, telegrammi, messaggi e altri diari (basta, vi prego!) di un gruppo di personaggi accumunati per un motivo o per l'altro dalla stessa intenzione: far fuori Dracula.

Personalmente queste epistole e paginette di diari segreti sono di una noia mortale inframmezzate da frasi come "Egli era vibrante di passione" (??) e dall'insopportabile dialettica astrusa del Dottor Van Helsing che parla così: "Cosa che tu vuoi fare?", e di conseguenza direi che 428 pagine consecutive composte in questa maniera porterebbero chiunque all'esasperazione.

Se nel film la tensione erotica era ampiamente presente in scena, nel libro l’unico passaggio che “forse” potrebbe essere osé è il brano in cui Mina sembra avere un approccio spinto con Dracula, ma è tutto velato e anonimo, e addirittura nella prefazione Vittorino Andreoli tira in ballo pure la fellatio, lo sperma e Leopold Sacher-Masoch famoso credo solo tra chi studia il rapporto tra psicologia e sesso perverso e a me solamente perché Filippo Timi ci ha fatto sopra un film che non ha visto NESSUNO a parte i soliti soggetti di sesso femminile attratti esclusivamente dall’aitanza fisica del suddetto attore - e quindi idem per la sottoscritta.

Ecco, sono pure andata fuori tema e questo spiega ampiamente quanto mi sia piaciuta ‘sta palla di libro.

Però prima di chiudere la recenZione spenderei ancora una parola riguardo l’introduzione di Vittorino Andreoli (si vede che non l’ho digerita, eh?!), che è sciapa e sembra essere buttata lì ad inizio volume così a casaccio a parte l’aneddoto del perché il "pene" viene abitualmente chiamato "uccello" - unica cosa davvero interessante.

Per favore non fate commenti da osteria.

5/10

Twilight

Stephenie Meyer

Fazi Editore, 9 € (o giù di lì)

Una romantica storia adolescenziale si tinge d'azione e horror per le inclinazioni vampiresche del personaggio maschile.

Pur essendo sdolcinato e troppo leggero, questo primo episodio di una serie in corso di pubblicazione ha il fascino del primo bacio, la scoperta mai provata prima dell'altro, i tentennamenti verso l'età adulta.

Emozionante per le ragazzine di oggi, per chi invece quel periodo l'ha già passato da un po' il libro si rivelerà assolutamente nostalgico e piacevole.

Ovviamente sono presenti forzature, stupidaggini e melassa a volontà, però i due protagonisti li ho trovati semplicemente amabili - lei goffa e ancora ancorata a 17 anni all'adolescenza infantile; lui enigmatico e tenebroso – e nella sua frivolezza questo libro a me è piaciuto un casino.

E siccome la babbaggine può colpire anche chi ha già compiuto 27 anni (sigh) la sottoscritta si è fiondata a inizio dicembre in libreria per accaparrarsi il secondo e terzo volume della serie in inglese.

E ho detto tutto.

7½/10