sabato 21 marzo 2009

Un’ora sola ti vorrei

Un’ora sola ti vorrei [libro + dvd]

Alina Marazzi

collana 24/7, Rizzoli, 19.50 €

L’anno scorso avevo visto una puntata del programma “Le storie” condotto da Corrado Augias che aveva come argomento la clausura e l’odierna concezione di vocazione; fra gli ospiti in studio c’era una regista che portava come testimonianza il suo documentario dal titolo “Per sempre” composto da interviste fatte a diverse monache.

Lei era Alina Marazzi e il breve film “Un’ora sola ti vorrei” è uno dei suoi lavori cinematografici; durante il suo intervento da Augias mi aveva molto incuriosita - per la dialettica, la pacatezza nel parlare - così ora sto cercando di recuperare tutti i suoi film, che in parte hanno anche un occhio di riguardo verso la condizione passata e attuale della donna.

“Un’ora sola ti vorrei” è a metà strada tra un film fatto per il pubblico e un documentario di ricerca personale. Alina Marazzi ha infatti ricostruito la figura di sua madre attraverso le tante bobine di pellicole amatoriali girate in famiglia a partire dal 1926 per capire perché quando lei aveva sette anni, nel 1972, sua mamma decise di togliersi la vita.

Il film, muto, è stato successivamente sonorizzato con l’aggiunta esclusiva di suoni in sincrono e raramente di voci, perché il parlato è scandito unicamente dalla voce fuori campo di Alina che lì veste però i panni di sua madre: è infatti Liseli Marazzi Hoepli a parlare alla figlia della sua vita e della storia di tutta la loro famiglia.

I testi elaborati da Alina e “letti” dalla madre sono ricavati dai diari, lettere e cartoline che negli anni Liseli ha scritto e si è scambiata con i famigliari e in particolare col marito e un’amica d’infanzia.

Attraverso un racconto per immagini ed evocazioni visive, si dipana così sullo schermo la storia di una donna raccontata in maniera commovente dalla figlia che a distanza di tanti anni ha deciso di affrontare questo rapporto interrotto bruscamente.

E’ la storia di un disagio trascinato per anni da una ragazza, poi moglie e madre, che non ha mai accettato pienamente di piegarsi ai rigidi schemi della borghesia milanese, e che anche di fronte all’aiuto di medici e psicologi in case di cura all’avanguardia per l’epoca (fine anni ’60-inizio ’70) aveva già capito che difficilmente sarebbe guarita dalla depressione, anche perché i famigliari stessi vedevano con distacco la sua malattia senza rendersi veramente conto del problema.

Ed è molto toccante notare come tutto questo sia stato analizzato, ricordato e fissato in pellicola dalla figlia di questa donna, che ha tracciato così anche una sorta di percorso psicoanalitico e rievocativo del rapporto madre-figlia.

Molte sono le curiosità attorno a questo film e la regista le ha abbondantemente spiegate, insieme al perché di certe scelte stilistiche, in un piccolo saggio che ora è venduto assieme al cofanetto dvd del film edito da Rizzoli: nel testo Alina racconta delle prime difficoltà nel concretizzare il progetto, del lavoro poi svolto con una collega per il montaggio del film, fatto appunto collegando principalmente vari spezzoni di pellicole girate dal nonno materno e dal padre, e dei suoi timori e fatiche nell’affrontare un argomento così doloroso.

Vi consiglio vivamente di vedere questo film (accompagnato dal libro, che così si approfondiscono molte cose) perché è un bellissimo lavoro, oltre che emozionale, anche di ricerca audiovisiva.

9/10

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