martedì 18 maggio 2010

Cinema 2010

La prima cosa bella

Paolo Virzì, 2010

Storia di Anna costretta dalle circostanze della vita a mandare avanti la famiglia da sola, ma sempre col sorriso sulle labbra e pronta a qualsiasi sacrificio pur di far stare bene e sistemare decorosamente l’unico suo sostegno emotivo: i figli.

Figli che però cresciuti avranno diversi problemi, tristezza cronica, insoddisfazione nella vita di coppia... tutto per via di quell’ingombrante presenza materna che anche ormai vecchia, dopo tanti anni, e sul letto di morte riesce ancora a sorridere radiosamente alla VITA.

Una gran bel personaggio femminile quello di Anna, un’eroina malinconica che tra moltissime difficoltà e nei momenti più duri ha sempre una parola di conforto per chiunque.

A parte la caratterizzazione di questo personaggio e avendo in mente film come “Caterina và in città” oppure “Ovosodo” ammetto però che questo film non mi ha impressionato emotivamente poi molto, le tematiche sono un po’ trite e già viste nei film precedenti di Virzì [disadattamento dell’adolescente, abbandono del padre dal nucleo famigliare, violenza psicologica, insofferenza generale] e la commozione provata dai tanti spettatori in sala a me mi ci ha fatto un baffo...

6½/10

Ricky - Una storia d’amore e libertà [Ricky]

François Ozon, 2009

Kathie vive con la piccola figlia di 7 anni in una non ben identificata periferia francese in un essenziale appartamento situato in un orrido palazzone popolare, è operaia in catena di montaggio in una fabbrica chimica e cresce (anche lei) sola la figlia dopo che anni a dietro il compagno se ne era andato definitivamente di casa.

Un giorno il monotono e ripetitivo tran-tran lavorativo viene scosso dall’arrivo di un nuovo operaio: lo spagnoleggiante e irsutissimo Paco.

Tra Kathie e Paco inizia una storia d’amore e il concepimento del piccolo Ricky stempera all’improvviso i toni deprimentissimi e cupi che la pellicola aveva avuto fino a quel momento.

Un po’ di ironia e qualche risata entrano nella trama per via della strana conformazione fisica del bambino: a Ricky spuntano due alette (di pollo?) che modificheranno inevitabilmente l’equilibrio della famiglia.

Il perché delle ali non l’ho capito e del resto non c’è spiegazione nel film anche se in rete ho scoperto che la sceneggiatura è tratta da un racconto della scrittrice Rose Tremain dove si collegano le ali a una tematica religiosa [libertà, serenità, e tutta quella roba lì]. Ma nel contesto del film non riesco a capire nemmeno così il nesso, comunque dallo spuntare delle ali il film cade nel surreale e nel grottesco un po’ sopra le righe, tuttavia recupera nella commovente ultima sequenza dove tutto si appiana e la favola termina con un lieto fine.

7/10

Mine vaganti

Ferzan Ozpetek, 2010

Due fratelli tengono da tempo nascosta la loro omosessualità, e in concomitanza con il passaggio di proprietà del pastificio di famiglia a entrambi balena l’idea di ammettere finalmente le proprie inclinazioni sessuali a genitori e parenti molto “conservatori”... Si innescheranno così rivalità, incomprensioni, equivoci e rimorsi.

Dopo l’abbattimento per “Il giorno perfetto” uscito nel 2008, Ozpetek si è almeno ripreso un po’ di ritmo e vivacità anche senza discostarsi dai suoi soliti temi; qui si vuole smontare i pregiudizi e i luoghi comuni su omosessualità e rapporti famigliari in maniera molto divertente - soprattutto quando entrano in scena i diversi prototipi di gay e i genitori dei due protagonisti cercano di difendere l’onore della famiglia di fronte allo scontato moralismo del paese.

Il finale introspettivo e lacrimevole è d’uopo.

6½/10


Cosa voglio di più

Silvio Soldini, 2010

Quando si ha un tenero compagno, una casa, un lavoro per il quale si è stimate, la vicinanza di tutta la famiglia di origine... cosa si vuole di più?

Anna invece quando incontra Domenico scopre per la prima volta cos’è la passione vera ed è disposta a mettere tutto in discussione per stare con lui.

Finalmente un film dove i personaggi e le situazioni rispecchiano pienamente la vita di un italiano medio del nuovo secolo: qui non ci sono appartamenti sconfinati dove una colf vaga in divisa con la spazzetta in mano - qui ci sono minuscoli appartamenti che si affacciano su zone periferiche in perenne sviluppo e gru in lontananza; qui non ci sono macchinoni da manager con cui la casalinga disperata va a prendere i figli a scuola - qui le macchine sono delle utilitarie scassatissime e sfrisate, e si va al lavoro in treno da pendolari; qui i lavori di ristrutturazione in casa ci si ingegna per farseli da soli e prendendo il necessario al Castorama; qui se uno ha un’amante non va nella villa di campagna dell’amico, ma sgancia 50€ per le prime quattro ore di sesso in un motel in tangenziale dove all’entrata ti chiedono i documenti; qui alla sera al rientro a casa dopo il lavoro si devono fare i conti con le bollette da pagare e con le spese improvvise che mettono l’angoscia. Ma ecco che (soprattutto per il protagonista maschile) l’occasione di una fugace storia d’amore può sviare dalle preoccupazioni quotidiane e creare una routine a sé dove si è solo con il partner e zero scazzi...

Questo e altro viene raccontato nell’ultimo film di Soldini dove secondo me, aldilà della storia di adulterio, è anche interessante vedere come i personaggi non sono stereotipati e come tutto è credibile fino all’ultimo, comprese le scene di sesso.

8/10

Dear John

Lasse Hallström, 2010

John e Savannah si conoscono per caso nell’estate del 2001, lei è una giovane studentessa appassionata di psicologia e lui un militare in licenza. Nell’arco di due settimane sboccia l’amore ma lui non può fare altro che rimettersi la divisa e ritornare in missione per un anno ancora di reclutamento.

Siamo agli inizi del boom tecnologico quindi - grazie a dio - non ci sono i telefonini e i ragazzini del film si divertono con il Game Boy, la plebe non sa nemmeno cosa siano le video chiamate e di conseguenza John e Savannah durante quell’anno di lontananza si scriveranno delle semplici lettere per tenersi in contatto.

Una tenera, genuina e commovente storia d’amore dove il sentimento novello è però destinato a soccombere al patriottismo americano. Così nella trama si inseriscono anche altri temi: il rapporto con i genitori, la malattia, il divorzio, la morte, la disabilità... uau che allegria... però è tutto talmente toccante, pacato che si rimane immancabilmente coinvolti.

I giovani vi troveranno spunti notevoli come l’avvicinarsi alla religione, l’importanza della coerenza, il donarsi all’altro solo seguendo certi valori morali.

E pensare che se avessi saputo prima che la sceneggiatura è tratta da un libro di Nicholas Sparks al cinema non ci sarei andata manco morta.

8/10