sabato 19 giugno 2010

Lolita Pille | Agota Kristof | Cormac McCarthy

Hell
Lolita Pille
Fazi, Le vele, 15 €

Lolita Pille (classe 1982) all’uscita del suo romanzo d’esordio, “Hell”, nel 2002 fece scalpore per la tagliente bravura e per l’argomento trattato: le dissoluzioni dei giovani borghesi parigini tra sesso occasionale, droga, alcol e depressione consumati negli ambienti riservatissimi e vippissimi inaccessibili da noi poveri proletari.
Inizialmente può anche incuriosire una protagonista stronzissima e con la puzza sotto al naso, talmente snob da analizzare, criticare e abbattere tutte le classi sociali al disotto dell’alta borghesia perché inutili alla società, e colpisce il modo in cui lei stessa racconti della sua vita priva di qualsiasi emozione tanto da arrivare a ricordarsi dell’appuntamento del giorno dopo per un aborto - il suo - solo mentre cazzeggia con le amiche e parla di idiozie.
Quando però arriva in lontananza il bello e dannato di turno che, sgommando su di un bolide potentissimo e portandosi dietro la fama di maschilista di prima categoria, si insinua nel cervello sfatto di questa adolescente e iniziano le classiche paturnie amorose... meglio cambiare canale.
La stessa trita situazione sentimentale in cui TUTTE le adolescenti, siano esse ricche-famose oppure figlie di famiglie normalissime e senza problemi di droga, cascano immancabilmente quando gli ormoni cominciano a farsi sentire.
Attendo che in biblioteca (io comprarlo MAI) appaia “La città del crepuscolo”, ultimo romanzo della Pille che stavolta tratta il genere thriller e già le si accostano i nomi di Huxley, Dick e Orwell. Oddio.

5/10



Trilogia della città di K. - Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna
Agota Kristof
Einaudi, Super ET, 12 €

Due gemelli senza nome vengono affidati dalla madre alla nonna che vive in campagna, lì non soffriranno le privazioni della guerra che in città distrugge tutto.
Sono gli stessi bambini a raccontare la propria vita nella prima parte (di tre) di questo romanzo, e lo fanno attraverso brevi capitoli strutturati in maniera davvero molto particolare: non si capisce mai chi dei due stia parlando, le personalità dei due fratelli sono intercambiabili tanto è forte il legame simbiotico che li unisce, e i loro racconti iniziano quasi sempre con descrizioni di scenari bucolici, di tranquilla vita di campagna scandita dal passare delle stagioni e dagli impegni quotidiani - tagliare legna, cercare funghi... - ma ecco che di improvviso arriva lo scarto che fa virare tutto verso la paura, l’agghiacciante, la violenza, la cattiveria, la perversione.
Gli stessi fratellini si rivelano presto per essere qualcosa di molto simile alle gemelline di “Shining”, sono inquietanti, subdoli, perfidi. I loro discorsi vanno ben oltre la capacità comune di un bambino di 10/11 anni e il loro cinico spirito di sopravvivenza farà toccare al racconto punte di mostruosità anormale.
Difficile quindi sostenere un racconto simile? No, affatto. Al contrario l’atmosfera nera e angosciante ti risucchia in un gorgo dal quale non si riesce a uscire e si è portati a voler sapere di più e a non interrompere la lettura; lo stesso modo di raccontare con brevi frasi e crudezza persistente fa scivolare via velocemente le prime 137 pagine.
Le parti successive, “La prova” e “La terza menzogna”, vedono i due fratelli ormai cresciuti costretti a separarsi, ma i racconti di entrambi, così divisi, ribaltano continuamente la situazione inizialmente descritta nella prima parte e si è portati a chiedersi insistentemente cosa è vero e cosa è solo frutto di inganno, fantasia malata. Forse nella terza e ultima parte si riescono a riannodare tutti i fili e a scartare i fatti ingannevoli e i personaggi mai esistiti, a capire cosa è realmente successo ai due gemelli.
Sì, ma forse, perché i dubbi rimangono così come la sensazione di essere stati ingannati fin dalla prima pagina.
Ma proprio per questo gioco di rimandi, di annulli, di verità nascoste vi consiglio questo libro vivamente, non esattamente per la seconda e terza parte - che perdono un po’ di verve e malvagità - ma piuttosto per la prima magnetica parte.

9/10



Il buio fuori
Cormac McCarthy
Einaudi, 10 €

Culla e Rinthy sono fratello e sorella, vivono in una piccola e fatiscente catapecchia nel mezzo di una radura immersa nel bosco. Molto lontano, al di là degli alberi, c’è il paese con il suo emporio e la vita del Far West di fine Ottocento, ma loro due sono costretti a restarne ben lontani per un bel po’... o almeno fino a che Rinthy non darà alla luce il frutto del loro incesto.

Dopo il bellissimo “La strada” ecco un’altra atmosfera spiazzante nelle pagine di Cormac McCarthy: un fratello e una sorella incestuosi, il profondo sud americano fatto di agricoltori, venditori ambulanti, sudore e polvere, povera gente che vive di stenti ma pronta a volte ad aiutarsi l’un con l’altra in uno slancio benevolo per farsi forza nelle difficoltà della vita. E oltre c’è il buio dove non ci sono regole, ci si ammazza per gioco seguendo criteri incomprensibili, si fanno inquietanti discorsi che stravolgono il senso del reale e la malvagità e il disfacimento morale persistono senza fine.
Una trama così criptica forse non l’ho capita fino in fondo però il libro, anche se con situazioni assurde e disorientanti, credo proprio descriva cos’è la vera America, quella di periferia, un bel po’ retrograda.
Intorno c’è lo spaventevole racconto di gente finita nell’angoscia di un destino già segnato, senza amore, in un vagabondare infinito in cui si cerca di sopravvivere ma ormai non più di vivere.

8/10

sabato 5 giugno 2010

Libri illustrati e graphic novel


Io aspetto...
Davide Cali e Serge Block
Edizioni EL, se riuscite a trovarlo in libreria (cosa poco probabile, purtroppo) costa 13.50 €

Disegni minimali in bianco e nero e un filo rosso che collega tutte le pagine del libro. Si presenta così “Io aspetto”, storia per immagini di un bambino che cresce, si innamora, si emoziona, ride, soffre, affronta e partecipa ad avvenimenti importanti e pian piano invecchia; è incredibile come basti un po’ di inchiostro e un gomitolo di lana per raccontare la vita e commuovere tanto, ma tanto TANTO.


10/10

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Ariol. Un asinello come me e te | Ariol. Il Cavalier Cavallo
Emmanuel Guibert e Marc Boutavant
Fabbri, 12.50 € entrambi

Ariol è molto famoso in Francia, protagonista di strisce a fumetti in cui il mondo è abitato da animali che vivono, vanno a scuola, fanno la spesa, lavorano, giocano, vanno al cinema come gli umani. Lui è un asinello occhialuto che ha come mito il Cavalier Cavallo, un supereroe equino di cui insieme agli amici imita le gesta; vive con la mamma e il papà in un appartamento arredato Ikea (vedere il fumetto per crederci! XD) e con entrambi affronta, come normale per un bambino, ops, asinello della sua età, qualche piccolo capriccio ma anche momenti di tenerezza.
I due libri sono suddivisi in episodi che anche se letti a caso non influiscono sulla continuità della storia e delle avventure di Ariol, e in ogni capitolo si parla di vita quotidiana in un modo in cui l’insegnamento dell’etica è sempre presente ed è stemperato da ironia e spensieratezza.
Un ottima serie utile anche agli adulti e dal cui successo è nato anche un cartone animato selezionato l’anno scorso per partecipare al Festival Internazionale del Cinema d’Animazione di Annecy.


10/10


Dykes
Alison Bechdel
Bur-Rizzoli, 21 € (rimortacci!)

Alison Bechdel è una grande fumettista americana di cui per fortuna si sono decisi a tradurre in italiano anche le strisce quindicinali “Dykes to watch out for” apparse dal 1983 al 2008 su diverse riviste praticamente improbabili da trovare in Italia.
Il “Dykes” pubblicato da noi però è solamente una selezione dei 527 episodi originali, e la cernita l’ha fatta Francesco Pacifico. Quindi non ho ancora capito se il nostro “Dykes” è uguale a “The essential Dykes to watch out for” di cui questo dovrebbe (?) essere la traduzione italiana.
Boh.
Comunque l’importante è che mi sono potuta immergere nella vita di un gruppo di lesbiche lavoratrici, indipendenti, all’avanguardia e impegnate politicamente nell’America degli ultimi 25 anni, traendoci un certo spassoso interesse nel seguire le loro relazioni sentimentali, gli avanzamenti di carriera, i litigi, i tradimenti, i disguidi con i vicini, le nascite dei figli, i matrimoni e la felicità esistenziale raccontati con ironia e sagacia. Insomma, tutta una vita è racchiusa in questo volume, ed è una summa dello sviluppo e anche dei fallimenti dell’inserimento degli omosessuali nella società contemporanea; qui ovviamente si parla praticamente solo della cerchia delle sofisticate e intellettualissime lesbiche dell’american middle class [gli uomini - se e quando ci sono - sono o gay oppure di passaggio nel gruppo], e ammetto che non di rado i loro contorti discorsi politico-economico-sociali pressati in balloon minuscoli sono stati, ad un primo impatto, di complicata comprensione, poi però ci si abitua e il meccanismo si fa più fluido, la vita quotidiana delle multietniche protagoniste prende maggiore rilievo ed è bello soffermarsi non solo per apprendere meglio quel discorso, ma anche per osservare i disegni che col tempo si fanno più maturi, meno abbozzati, le espressioni, i volti e i corpi diventano molto più realistici (con la pancetta e le imperfezioni dell’età che avanza), e come il tempo passa anche loro - Mo, Jezanna, Lois, Clarice, Sparrow e le altre - maturano e le loro conversazioni, le loro priorità evolvono.
Unica pecca: il costante e ripetitivo volersi ghettizzare delle protagoniste, l’apice si tocca quando a Sydney viene diagnosticato il cancro e la sua compagna Mo le suggerisce di partecipare ad un gruppo di auto aiuto di “Donne Lesbiche Che Hanno Il Cancro”... (sigh!)
Nel complesso però è davvero un ottimo volume che conferma la bravura di questa autrice.

P.s.: sorvoliamo su quell’agghiacciante “invertite” spiaccicato così in copertina, e sulla caterva di errori di battitura in un volume che, visto il non esiguo costo pari a 21 euri, ci si aspetterebbe maggiormente più curato!

10/10


L’albero di Natale
Hans Christian Andersen
Illustrazioni di Marc Boutavant
Rizzoli, 15 €

La storia dell'abete che per tutta la vita non è riuscito ad apprezzare i lati belli della sua esistenza ma solo a lagnarsi e a invidiare gli altri alberi, l'ho trovata deprimentissima (al di là dell'utilissimo messaggio). La cosa che mi aveva attirato di questo libro infatti è un'altra: i disegni. Firmati dall'illustratore francese Marc Buotavant - lo stesso della serie di Ariol l'asinello - hanno un gusto un po' retrò che mi hanno ricordato da subito un libro di fiabe della mia infanzia illustrato con lo stesso stile. Purtroppo non so nemmeno se qui in casa ci sia ancora quel libro, di cui non ricordo nemmeno il titolo; mentre lo cerco almeno ho questo che è un degno sostituto. ;-)
Se vi capita di vederlo in libreria, sfogliatelo. Rimarrete rapiti anche voi dalla bellezza dei disegni!


10/10 per le illustrazioni

giovedì 3 giugno 2010

Cinema 2010 parte 2°

Scrivilo sui muri

Giancarlo Scarchilli, 2007

La borghese Sole, annoiata e trascurata dai genitori, in uno slancio vitale tenta il suicidio gettandosi dal sesto piano del condominio, viene però fermata dal writer Pierpaolo che passava di lì su un tetto.

Già tra i due c’è feeling e al ragazzo balena l’idea di introdurla nel suo gruppo di artisti di strada armati di bomboletta in scorribande notturne.

I writer tutti li odiano, e tanto per far passare questo film un prodotto educativo e di indagine sociale hanno pure inserito la dicotomia (‘mazza che parolone) tra buoni, i writer di cui sopra, e cattivi con la presenza dell’altro gruppo di disegnatori dal nome Zozziamo Tutto, già significativo di suo. Poi però per i buoni “rubare [le bombolette spray] è un fatto di coerenza”...

Il film ammorba e termina pure, nella versione dvd, con un finale alternativo dove ci scappano addirittura pure DUE morti.

4/10

I giorni dell’abbandono

Roberto Faenza, 2005

Margherita (Buy), che t’è successo???

Nella parte della moglie abbandonata e cornificata non eri per niente credibile, con quei monologhi isterici recitati in maniera imbarazzante; a Cannes nel 2005 il pubblico aveva fischiato a più non posso. E a ragione.

A un certo punto nella Torino del film arriva Natale ma siccome avete fatto le riprese ad agosto la neve è impossibile ci sia sugli alberi, vederla sintetica sul marciapiede non è uno scandalo ma che almeno vi foste accorti che nelle carrellate lunghe sulle strade del centro si vedevano in lontananza gli alberi VERDI e a momenti la gente in bermuda passare...

Ma poi perché, Margherita, quelle grottesche scene di sesso anale?

4/10

La febbre del sabato sera (Saturday night fever)

John Badham, 1977

Film generazionale di più di trent’anni fa in cui un gruppo di giovani figli di proletari immigrati cerca il riscatto sociale nella disco-music mettendosi in mostra sulla pista da ballo il fine settimana.

Questo film me l’ero immaginato più stile commedia, invece si parla di stupro-droga-disoccupazione-solitudine-rinunce-alcol-suicidio-violenza.

Favolose le coreografie accompagnate dalle canzoni dei Bee Gees, da vomito il doppiaggio italiano rivisitato e corretto recentemente. Meglio guardarselo in lingua originale (la nonna di Tony Manero parla in italiano!).

E che ridere nel rivedere certi abbigliamenti (un must i pantaloni a zampissima e attillatissimi degli uomini) e ricordarsi che nelle foto di famiglia mamma e papà in quegli anni erano proprio vestiti così.

8/10

The company

Robert Altman, 2003

L’impegno, le fatiche, i successi, l’ansia e gli amori di una compagnia di ballo diretta da un coreografo cinico, insofferente ed eccentrico.

L’essenza del film è tutta qui sopra in poche parole. L’azione è così tanto concentrata sulle coreografie e sulle prove dell’intero corpo di ballo che “The company” risulta essere IL film “corale” per eccellenza. Tanto da far precipitare nell’oblio tutti quei personaggi e le loro storie in meno di due secondi.

6/10

Addio mia concubina (Bàwáng bié jī)

Chen Kaige, 1993

Tre, e dico TRE, ore di tiritera in salsa cinese.

n. c.

Liberi

Gianluca Maria Tavarelli, 2003

Quando il papà di Vince (Elio Germano) perde il lavoro tutta la famiglia entra in crisi. La madre decide di trasferirsi a Pescara e d’estate anche Vince la segue per lavorare in un ristorante. Lì conoscerà Genny.

Si parte come film di denuncia nel mondo del lavoro, si passa al come guarire dalle paturnie psicotiche, si finisce per un filmetto mediocre semi-adolescenziale di scopate in riva al mare e tradimenti di coppia (tra l’altro tutti ad opera femminile).

Elio Germano, bravissimo sempre, qui invece precipita con tutto il contorno di luoghi comuni e che pena la scelta di inserire “I will survive” come commento principale a tutto il film...

4/10