sabato 2 aprile 2011

Letture di marzo (1/3)

Ecco la pigna di libri letti a marzo:




Nel mese appena trascorso le letture sono state molto veloci, perché principalmente letture illustrate. Gli unici due volumi “corposi” sono stati “Ripe for the picking” di Anne Hawes e “La stagione delle cattive madri” di Meg Wolitzer.





Sono figlia dell’Olocausto
Bernice Eisenstein
Guanda, collana Guanda Graphic, 17 €


“Sono figlia dell’Olocausto” apre la nuova collana della Guanda dedicata esclusivamente a graphic novel, anche se in realtà questo volume è in tutto e per tutto un romanzo autobiografico accompagnato anche da illustrazioni, che tra l’altro personalmente non ho trovato per nulla incisive e strettamente collegate al racconto... sono bruttine, e impaginate spesso in maniera errata: finiscono quasi tutte nella pagina precedente o successiva al paragrafo a cui si riferiscono.
Bernice racconta del fardello che è costretta a portarsi dietro dal momento della nascita, è figlia di sopravvissuti dell’Olocausto - e aggiungo che il titolo originale è esattamente “Ero figlia di sopravvissuti dell’Olocausto”, mentre l’editore italiano ha scelto di spingere l’attenzione su una traduzione molto più “manifesta”, ma in realtà Bernice analizza la sua interiorità rapportata al vivere a stretto contatto con ex-deportati ebrei di un lager, con la loro reticenza verso il raccontare del loro passato, la voglia prepotente di chiudersi in gruppo con chi ha passato le stesse atrocità nel periodo di guerra; e lei così da sola si documenta, “legge libri per ascoltare le voci che sono state ridotte al silenzio o perdute, per scoprire quello che non le hanno mai raccontato” (pag. 98) e cercare di trovare un modo per arrivare al dolore intimo e inespresso dei genitori.
Poi la madre partecipa all’Holocaust Project, promosso dalla Shoah Foundation di Spielberg (di cui avevo visto un lungo filmato quando andavo alle superiori) e in quel frangente Bernice è la prima volta che si trova di fronte al passato della sua famiglia apertamente.
Durante il libro Bernice però si sofferma anche su ricordi di famiglia, episodi vacanzieri, capitoli in cui si parla solo della terminologia Yiddish e altri in cui racconta dei vizi del padre e dei suoi (di lei) amori adolescenziali. Il tutto svia dal tema principale del libro, e la bruttezza dei disegni che fa da leit-motiv in tutto il volume (che anche se hanno diversi riferimenti a pittori di punta come Matisse e Cahgall sempre orrendi restano) non è che arricchisca il racconto...
Insomma, nel complesso è un libro che parte con un interessantissimo spunto di base, ma che in sostanza si perde in elucubrazioni svianti. Quindi, sinceramente, nonostante l’argomento non credo sia quello che si possa definire “esattamente un buon libro”.


6/10





La storia di Erika
Ruth Vander Zee e Roberto Innocenti
Edizioni C’era una volta..., 14 €

Quando l’ho preso in prestito in biblioteca non mi ero accorta della particolarità della copertina,




che è stata pretagliata al centro e dalla quale ci si ritrova in mano una stella di David gialla, gialla come l’unico colore che per quasi tutto il libro si nota tenue tra una scala di grigi nelle bellissime e angoscianti illustrazioni di Roberto Innocenti.




E’ un libro brevissimo e raccontato senza troppe cerimonie dalla protagonista di questo episodio: Erika è nata nel 1944 ed è stata abbandonata dai genitori come ultimo estremo e disperato tentativo di darla alla vita, salvarla da morte certa nel campo nel quale i genitori stavano per essere internati.
Ma nel racconto di Erika non c’è nulla di certo, solo tanti interrogativi e l’immaginare le sue origini, la storia dei suoi genitori, elaborare il lutto di una perdita.
Ma da adulta trova l’amore, dà alla luce dei figli e vede la speranza del futuro negli occhi dei suoi nipoti.





10/10

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