domenica 29 maggio 2011

Trecentesca


Con ritardo dedico un post fotografico all’annuale ricostruzione storica medievale “Trecentesca”.
Con Luca ho passato lì il pomeriggio di sabato 21 maggio e aspettando la battaglia notturna (niente foto, non ho ancora capito come si fanno al buio!) abbiamo mangiato un'ottima torta allo zafferano (vabeh, poi pure un paninozzo con la salamella... ;)) realizzata con ricetta medievale che poi a casa ho trovato in questo sito molto interessante: Il Medioevo in Tavola. Gli ingredienti sono molto simili, questo è il link della torta salata.




















Etichette con scritta

Anna Maria mi chiedeva come ho realizzato le etichette con la scritta per i sacchettini di Pasqua 2011.

Ho usato una fettuccia alta 1,5 cm su cui ho timbrato la scritta con inchiostro per stoffa (da fissare poi col calore del ferro da stiro).
Per le lettere ho utilizzato dei timbrini alti 7 mm che ho preso da Impronte d’Autore a Milano, dove viene venduto l’intero alfabeto minuscolo, maiuscolo, in vari caratteri, ecc. (9.90 € il set). Il mio è questo.
Ho anche i numeri (4.90 €, anche loro della serie “Classica”), presi sempre in questo negozio.
Per posizionare sulla fettuccia le lettere sono andata a occhio anche perché preferisco l’effetto un po’ casuale che si ha alla fine, con qualche lettera più giù o più appiccicata alle altre, ma da Impronte d’Autore ho visto dei “righelli guida” che aiutano ad essere più precisi mentre si usano i timbri. Anche se in questo caso con una fettuccia alta 1,5 cm non credo sia proprio indispensabile...!
In alternativa si può usare un “timbra biscotti” visto nella Coltelleria Gianola a Varese che ha un supporto in cui si infilano le letterine e lì sì che si va dritti (10 € il kit). Ovvio che poi non lo si può più usare anche per fare i biscotti, a meno ché vogliate mangiarne al gusto d’inchiostro. ;)
Buon fine settimana a tutte/i!

giovedì 26 maggio 2011

Pantolini finiti

Ciao! I pantaloni da usare come pigiama li ho finiti lo scorso mercoledì sera, la stoffa è Ikea (sì, sì ;)) e il modello l’ho copiato da un pigiama di H&M: patta senza cerniera e chiusa solo da una fila di bottoni, tasche inserite direttamente nei fianchi.







La parte rognosa è stata far combaciare le righe del davanti con quelle del dietro prima di posizionare il cartamodello e tagliare la stoffa (il termine esatto sarebbe “parificare” le righe), così viene un lavoro più ordinato e non si ha, sul dritto del lavoro, quel brutto effetto di righe che vanno per i fatti loro a destra e a sinistra delle cuciture.
L’autoscatto è venuto un po’ così... non avendo un cavalletto, accontentiamoci!



Ora sto lavorando ad una giacchina in lino color glicine, per il modello ho preso ispirazione dal sito EmersonMade.


sabato 21 maggio 2011

Letture di aprile (2/3)



Come bambole. Il fumetto giapponese per ragazze
Mario A. Rumor
Tunué, 13.50 €

Questo saggio ha per esame il genere “shojo” ovvero tutti quei manga giapponesi destinati per lo più ad un pubblico femminile. L’autore ne analizza i più importanti e i suoi sottogeneri facendo un excursus dalla sua nascita fino all’inizio del 2000 (il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2005); cita tantissime opere e ho notato con sorpresa di averne letto un buon 70% (da fanatica di manga quale ero è motivo d’orgoglio!), purtroppo anche volendo recuperare le lacune in merito agli shojo dei primordi - anni ’30-’40 - avrei da affrontare non poche difficoltà nel recuperare le opere originali: mai più ristampate sono entrate quasi nella leggenda, come la serie con protagonista Sazae-san di Machiko Hasegawa, quindi anche volendo approfondire certi aspetti e temi seguendo il libro di Rumor sarebbe difficile, e il libro in sé non aiuta essendo molto conciso e sbrigativo, e l’apparato iconografico praticamente assente è un altro punto a suo svantaggio.
Si deve andare un po’ “a tentoni” nell’immaginare lo stile grafico delle avanguardie shojo e il libro finisce per essere come la maggior parte dei tomoni sulla (ad esempio) storia del cinema che studiavo all’università: elenchi di titoli, trame e date che da soli non soddisfano tutta la curiosità del lettore.
In molti si sono già lamentati del lessico troppo legnoso e forbito che usa Rumor, lo faccio anch’io dopo aver letto frasi in cui compaiono termini come “frizione funzionale” (???) e arzigogoli periodali che fanno venire l’orticaria... e non credo che consiglierei il libro ad un neofita dell’argomento perché spesso le argomentazioni dell’autore sono inconcludenti e non si capisce dove vogliano andare a parare - come il capitoletto su Vanna Vinci: capisco che è una fumettista italiana ad essere stata pubblicata in Giappone, ma con il genere shojo che cosa c’entra?


6/10

martedì 17 maggio 2011

domenica 15 maggio 2011

Letture di aprile (1/3)



Solo tre libri nel mese di aprile! E la foto, nella fretta, è storta.



Woobinda, e altre storie senza lieto fine
Aldo Nove
Castelvecchi, 12 €

“Woobinda” è una serie di racconti ironici e dissacranti sull’Italia di fine anni ’90 dai quali ne esce uno spaccato tristissimo e grottesco in cui i protagonisti sono tutti ossessionati dalla tv, dalla pubblicità e dai prodotti che propina, dalle piccole reti private che mandano in onda di notte film porno e, di contro, in pieno giorno dallo sculettamento delle ragazzine di Non è La Rai, dalle televendite e dai maghi truffatori dell’ultima ora.
I rapporti famigliari e sentimentali sono influenzati da psicosi e megalomanie scaturite dall’aver visto qualcosa in tv: un ragazzo ammazza i genitori rei di non usare il bagnoschiuma Vidal, quello che a lui dà un senso di libertà complici i cavalli che corrono dello spot; una coppia di fidanzati fa sesso solo usando i rispettivi telefonini all’ultima moda, solo così si sentono complici e raggiungono l’estasi.
Si parla anche di come i fatti di cronaca e le stragi più efferate, seguite in tv, perdono di significato e si deformano a causa della spettacolarizzazione che ne viene fatta dai media.
E’ un libro che fa riflettere nonostante le risate che riesce a strapparti e l’ho trovato ancora attuale, segno che in quindici anni il potere della tv sulle nostre vite è rimasto invariato...


7½/10

domenica 8 maggio 2011

Nelle ultime due settimante (2/2)

Domenica 30 aprile, di mattina presto, insieme a Luca sono andata a fare un giro in bici in campagna e per colazione ci siamo fermati in un bar nel cui retro c'è un cortiletto alberato con tavolini e sedie.















Sabato 6 maggio invece siamo andati a vedere la mostra su Arcimboldo a Milano, davvero affascinante e visionario, oltre tutto se si pensa poi che le sue opere risalgono alla seconda metà del 1500.



E domenica pomeriggio altro giro in bici insieme. Cambiando percorso abbiamo trovato un enorme campo pieno di camomilla e papaveri.





I miei di papaveri devono avere una crescita lenta... sono apparsi solo ora, dopo quasi venti giorni, i primi germogli. Credo proprio di averli ancora una volta seminati troppo in profondità.


In giardino sono intanto nate le prime peonie, che insieme ai papaveri sono i miei fiori preferiti.





Venerdì sera al mio rientro mi sono accorta che sono tornate anche le rondini! Cinque anni fa una coppia aveva costruito il suo nido sotto il tetto di casa, ed è tornata anche l’anno successivo. Il terzo anno si è ripresentata insieme ad un’altra coppia (!!) quindi in quattro si sono ingegnate laboriosamente per ampliare il “condominio” costruendo un secondo nido attaccato al primo. Questo è il quinto anno in totale che tornano e le due coppie è ormai assodato che hanno preso casa nostra come punto di riferimento. ;)
Non le ho ancora fotografate, provvederò.

Nelle ultime due settimante (1/2)

Nel fine settimana di Pasqua sono stata ad Orta (No) con Luca. Abbiamo visitato anche l’isola di San Giulio, e nel tornare a casa ci siamo fermati alla torre di Buccione. Peccato per il tempo piovoso...


1

























Ad Orta ho trovato un nuovo servizio da tè di porcellana in miniatura per la mia collezione!






Ho sperimentato la validità di un acquisto tra i libri di cucina:




“Cakes dolci e salati” di Ilona Chovancova (Guido Tommasi Editore, 24 €)


Fenomenale! Ho testato il cake con zucchine e parmigiano (pag. 22) di cui non ho foto perché è sparito ancora prima di metterlo in tavola, poi il cake con uvetta e noci (pag. 80)






e quello con mele, uvetta e noci (pag. 118).




Il secondo è simile a un pane integrale che si può mangiare da solo o farcito con salse, tonno, salumi, ecc. - nel libro c’è una pagina dedicata all’arte del farcire i cake salati - il terzo (a cui al posto delle noci ho messo le nocciole, perché le prime non le avevo in casa) mi ricorda un po’ un plum-cake, però umido, buonissimo anche così ma se lo si lascia riposare un po’ di più del classico giorno (anche due o tre, essendo molto umido) acquista in consistenza ed è ancora meglio.
Quindi, libro promosso a pieni voti! La prossima volta proverò a fare i cake al cioccolato. ;P




Il 26 aprile sono stata con Luca e una coppia di amici al ristorante/take-away Oasi Giapponese in Via Montecuccoli a Milano.



Dovete sapere che tutti e quattro siamo cresciuti (come la maggior parte dei nati a cavallo tra anni ’70 e ’80) con i cartoni animati (gli anime!) e il nostro preferito, soprattutto - per ovvie ragioni - mio e dell’amica, è stato e sarà “Kiss me Licia”. Licia vive col papà a Tokyo (mentre nel manga sono ad Osaka) che gestisce una tavola calda la cui specialità sono gli OKONOMIYAKI, e cosa cucinano all’Oasi Giapponese che negli altri ristoranti abbiamo faticato a trovare...? Gli okonomiyaki!
Era la prima volta per tutti in un ristorante giapponese e l’orrore è stato grande nel constatare che le posate occidentali, al contrario dei ristoranti cinesi, non te le avrebbero date manco morti quindi nel “destreggiarci” con le sole bacchette abbiamo fatto un po’ la figura dei provincialotti.
Abbiamo preso un po’ di tutto, dagli uromaki agli hoso maki (ottimi, dal riso non appiccicoso) ai ramen (il brodino caldo da bere alla fine era spettacolare, ihihihih!), il tofu, i due tipi di Okonomiyaki (in uno oltre alla carne di maiale c’è anche il pesce, io ho preso quello senza pesce ed era talmente buono che avrei ordinato anche l’altro tipo, ma non posso sempre fare la maiala!) e per finire i dolcetti di Doraemon - i dorayaki anko - e la torta di castagne con anko.
Per digerire abbiamo preso il caffè, ma non era espresso (e nemmeno quello di George, quindi era solubile) così la prossima volta finiremo la cena col sake!
Siamo usciti pienamente soddisfatti della cucina e del servizio, e sarà sicuramente un’esperienza da rifare così anche da provare anche la tempura e gli altri piatti. Avviso che bisogna prenotare se non si vuole rimanere fuori dal locale, che ha un numero di tavoli ridotto e anche come spaziosità è molto raccolto.
E dopo aver pagato il conto ricordatevi di contraccambiare l’inchino del cameriere dietro la cassa.