Lamento di Portnoy
Philip Roth
Einaudi, 10.50 €
Philip Roth lo conoscevo
solo di nome e fama, fra i tanti libri che ha scritto sono partita da questo
solo perché era il primo dei suoi titoli che SECOLI fa mi ero segnata nella
wish-list.
Si tratta di un lunghissimo
monologo tra Alex e il suo psicanalista, monologo che sembra praticamente
essere “eseguito” senza prendere assolutamente fiato, una pagina dietro l’altra
per un totale di 230, durante il quale il trentatreenne protagonista ripercorre
la storia della sua famiglia di origine ebraica per arrivare a capire perché è
ossessionato fin dalla più tenera età dal sesso.
Detto così può sembrare
solo che pesante. Appunto.
Nonostante diversi episodi
della vita di Alex siano divertenti e raccontati con un sarcasmo e una
cattiveria davvero vivace - quello che surclassa tutti è la relazione con la ragazza
soprannominata Scimmia, un racconto così esagerato che fa divertire proprio per
quello, per essere fin troppo sopra le righe! - l’intero romanzo finisce per
essere una presa in giro dei tic e dei vizi della comunità ebraica, utilizzando
il classico humor-ebraico, si ride cioè di cose tristissime, che a lungo andare
ti lascia un po’ di disagio...
Sicuramente non sarò all’altezza
di una cultura così complessa e diversa dalla mia, come è appunto quella
ebraica, ad ogni modo però non proseguirò la conoscenza con questo autore.
Sì, sono lapidaria nelle
mie scelte, non vado avanti per tentativi: se un autore non mi incuriosisce fin
da subito lo abbandono, visto anche che la vita è breve e ho ancora un sacco di
libri da leggere!
5/10
Nessun commento:
Posta un commento