Alicia
Giménez-Bartlett
Sellerio,
16
Il
libro, basato su una storia vera - la figura leggendaria della Pastora, donna e
uomo insieme che partecipò attivamente in gruppi organizzati come bandito e
partigiano durante il regime di Franco e poi datosi alla macchia - è diviso in
due parti: la prima è lenta e sconclusionata in cui uno psichiatra francese e
un giornalista di Barcellona anni dopo la sparizione della Pastora tornano
sulle sue tracce per capire e studiare il suo caso di ermafroditismo e la sua
personalità; la seconda ad intercalare la prima è invece tutto sommato
coinvolgente: vi si riportano i brani commoventi della biografia realmente pubblicata
sulla Pastora, e sono capitoli in cui esce anche uno spaccato sociale e culturale
abbastanza retrogrado della Spagna degli anni Quaranta, fatto di un clima
maschilista e ostile a qualsiasi diversità.
Alla
fine ammetto che mi sono trovata a saltare completamente i capitoli puramente
letterari e di fantasia con protagonisti i due ricercatori, e a leggere con
molto interesse quelli veri su Teresa Pla Meseguer (questo il vero nome della
Pastora). Questo mi ha fatto capire che non amo molto il modo di scrivere della
Giménez-Bartlett, i suoi personaggi mettono in piedi dei dialoghi inutili e hanno
delle caratterizzazioni che mi hanno lasciata perplessa, in sostanza è tutto
troppo ingenuo. Mentre la seconda parte del romanzo l’ho apprezzata forse
proprio perché non l’ha scritta lei...!
5/10
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